03.04.11

Quei trenta passi per guadagnare l'immunità
di Vincenzo Pacelli

(pubblicato su Cronos - anno I, n.2 - ottobre 2008)

Riveduto, corretto ed ampliato in più parti

 

Siamo all’inizio del ‘700 e Vignanello è in piena espansione urbanistica. Con l’edificazione dei due borghi di San Sebastiano (oggi corso G. Garibaldi) e del Molesino (attuale corso G. Mazzini) i crinali ad est e ovest dell’abitato cinquecentesco si arricchiscono di nuove costruzioni lungo due vie diritte, fino ad arrivare alla chiesa di San Sebastiano (1625), da una parte, e all’arco del Molesino (1692), dall’altra.

In seguito a questa dilatazione, antiche chiese che fino ad allora erano definite come rurali, di campagna, si vengono a trovare all’interno del centro abitato, incluse nei nuovi borghi.

La chiesa della Madonna delle Grazie (fine sec. XIII) e quella ad essa contigua, oggi non più esistente, dedicata a San Rocco (inizi sec. XVII) fino alla metà del ‘600 erano distanti poche decine di metri dalle antiche mura che delimitavano il nucleo storico di Vignanello, arroccato su un colle tufaceo ben protetto da alti strapiombi, ora sono a tutti gli effetti circondate dai nuovi edifici del Borgo del Molesino e del rione delle Croci.

Questo cambiamento di collocazione oggi può apparire insignificante, ma all’epoca la cosa creò più volte grossi problemi alle istituzioni locali, e ne sono rimaste tracce in una raccolta di corrispondenza conservata presso l’Archivio Diocesano di Civita Castellana.

Un voluminoso faldone, catalogato come: Lettera A – memorie diverse - busta 3, contiene tutti gli scambi epistolari intercorsi fra il vescovo di Civita Castellana, il Principe Francesco Maria Ruspoli, la curia baronale, il bargello di Vignanello e diversi altri personaggi interpellati a vario titolo per risolvere una questione spinosa che ora tenterò di illustrare al meglio.

 

È l’anno del Signore 1728, mese di dicembre: Vignanello è coperto di neve. Nei pressi della Chiesa della Madonna delle Grazie, appoggiato al muretto del recinto ad essa attiguo, si trova tale Filippo Battelli, figlio di Mastro Paolo di Canepina. Filippo, per motivi che non conosciamo, viene preso dalle guardie e portato nelle carceri del paese. Ci riporta tutto questo una lettera, scritta proprio da suo padre al vescovo di Civita Castellana (f. 340 recto).

 

Illustrissimo e Colendissimo Signore.

Mastro Pauolo Battelli da Canepina habitante in Vignanello, con profondissima riverenza, Umilmente gli espone, come essendogli stato Carcerato, un tal Gio: Felippo suo figlio, et è per lo spatio di 25. e passa giorni, continuamente ritenuto, e si ritiene, dentro in una segreta, in si tempi fastidiosi di Neve, benchè si tratta di agiustamente, questo Giudice di Vignanello havendone fatto processetto; atteso che detto carcerato essendo stato preso in loco Immune della Chiesa detto Giudice ha dificultà di metterci le mani, mentre è stato riconosciuto il posto, dove altre volte è stato successo in persone di molti altri e non si puole vederne il fine, ò sia per difetto di quel signor Vicario foraneo, ò per altra parte. Detto povero oratore è stato sforzato di nuovo ricorrere da Vostra Signoria Illustrissima...

 

La lettera prosegue, mastro Paolo chiede al vescovo di fare scarcerare suo figlio, in quanto il luogo in cui sarebbe stato acciuffato è “loco Immune della Chiesa” e argomenta la sua supplica citando che già altre volte è successo che altri malviventi siano stati rilasciati proprio avvalendosi di questa motivazione.

Da una successiva lettera scopriamo che il vescovo ha concesso la scarcerazione a Filippo, suscitando i timori delle guardie, che per paura di incorrere in qualche punizione, scrivono a loro volta all’autorità ecclesiastica (f. 339 recto - foto).

 

Illustrissimo e Reverendissimo Signore.

Girolamo Quereggi e suo Sbiro Barigello di Vignanello, Ven.mo Servitore di Vostra Signoria Illustrissima gli rappresenta come nel mese di dicembre passato carcerò Filippo Battelli distante dalla Madonna Santissima delle Gratie due canne incirca e per che detto Gio. Filippo ricorse a Vostra Signoria Illustrissima e le piacque di rescrivere [...] perciò il Barigello lo riportò in detta Chiesa, mà perchè mediante della Cattura credasi essere incorso nelle cenzure riservate à Vostra Signoria Illustrissima. Onde non potendo l’Oratore portarsi in Civita Castellana, supplica pertanto di Vostra Signoria Illustrissima Reverendissima à volere dare tal facoltà ò alli Signore Vicario ò altri che parerà meglio...

 

In altre parole, ora sono gli esecutori della carcerazione di Filippo che temendo di aver operato al di sopra della loro giurisdizione, cercano di far valere le loro ragioni, mettendo in evidenza che il malvivente era distante dalla chiesa e quindi non poteva avvalersi dell’immunità del territorio sacro.

 

Sta di fatto che Filippo è stato scarcerato ma la questione non è affatto chiusa, ce lo racconta un’altra lettera, datata 23 febbraio 1729, il cui mittente è nientemeno che il Principe Francesco Maria Ruspoli in persona, il quale espone al vescovo il suo punto di vista (f. 337 recto)

 

Illustrissimo e Reverendissimo Signore mio Osservandissimo.

Dal mio Governatore di Vignanello mi fu significata la Dichiarazione fatta da Vostra Signoria Illustrissima, che il Muro del Recinto contiguo alla Chiesa della Madonna delle Grazie goda l’Immunità Ecclesiastica, e però che Stefano Battelli Carcerato fuori del detto Recinto, dovesse riportarsi al Luogo della Seguita Carcerazione, come in ubbidienza degl’ordini dati fù dalla mia Curia prontamente esseguito. E riflettendo Io non meno alli frequenti sconcerti, che giornalmente nascono dalla natura del Sito pur troppo atto al Refugio de Malviventi, che alle Circostanze del Caso presente ed avendolo fatto maturamente esaminare dal Signor Avvocato Arcangeli mio Uditore Criminale, ed attualmente Luogotenente del Sig. Cardinal Vicario di Roma, hà Egli fermamente Creduto, che il Controverso Sito non goda il Privilegio dell’Immunità per le ragioni, che si compiacerà osservare nell’annesso Foglio.

Quando dunque rimanesse Vostra Signoria Illustrissima da quelle persuasa, che il Muro, e Recinto sudetto non goda l’Immunità, mi avvanzo à pregare Vostra Signoria Illustrissima di farne la dichiarazione, e provedere à i Casi futuri, e che nel presente siano gli essecutori esenti dalle Censure. Nel Caso poi Credesse diversamente La prego similmente à permettere, che à nome del Fisco se ne faccia l’istanza in sacra Congregazione. E bramando le occasioni di sempre servirla, mi Confermo. Roma 23 febbraio 1729

 

Affezionatissimo e Ossequientissimo Servitore
Francesco Maria Ruspoli

 

Nell’annesso foglio, l’avvocato Arcangeli, uditore criminale del principe Ruspoli, nonché Luogotenente del Cardinal Vicario di Roma, scrive (f. 344 recto/verso):

 

Poiché trattandosi di una Chiesa posta intra ambitu della Terra, e suo Borgo, è regola assentata, ed abbracciata dà tutti i Dottori, e Tribunali, che non abbia à godere il privileggio dell’Immunità delli trenta, ò quaranta passi, che godono le Chiese rurali. Per quello poi riguarda la qualità del luogo preciso della Cattura, benché soglia trà Dottori disputarsi, se il muro esteriore dell’istessa Chiesa goda, ò nò l’Immunità, e la più Commune sia affermativa, nondimeno non si è mai dubitato, nè posto in questione, che li muri esteriori de siti, e recinti annessi alle Chiese non godino l’Immunità, come appunto è il caso presente.

 

L’avvocato, alquanto “di parte”, spiega forbitamente che la Chiesa della Madonna delle Grazie non deve essere considerata rurale, bensì urbana. Pertanto verrebbe a decadere il principio secondo cui l’immunità si estenderebbe per trenta passi all’esterno della costruzione sacra ed il recinto in cui è stato preso il Battelli non godrebbe più dell’immunità. Ma il vescovo non ritiene cauto affidarsi al giudizio dell’avvocato del Principe e nella lettera di risposta, datata 5 marzo, ribadisce che (f. 338 recto/verso):

 

...acciò che Vostra Eccellenza conosca la mia attenzione, e indifferenza nella causa del Battelli, espongo in foglio a parte le raggioni della medesima che molto stimarei fossero communicate al signor Avvocato Arcangeli, tanto per ciò che è convenuto, quanto per quello che convenisse di fare; ed io per verità stimarei espediente, che si facesse dichiarare, che la Chiesa delle Grazie, e l’altra vicina non havessero tanta estensione. Mà non potendo ciò farsi da Me contro la disposizione de sagri Canoni, crederei che fosse proprio dare un Memoriale alla Sagra Congregazione à nome del Promotor Fiscale della Curia secolare, perchè rimettendolo à me per informazione e voto, Io mostrarei la necessità del provedimento. Intanto che la Chiesa sta in possesso dell’Immunità, al Barigello, che con suo memoriale domandò à me l’Assoluzione, feci dire, chè non havendo Io facoltà riservata alla S. Sede, facesse presentare il suo memoriale[di cui fino le feci minuta] alla Sagra Congregazione dell’immunità...

 

A quanto pare i sacri canoni parlano chiaro: la Chiesa della Madonna delle Grazie è rurale, ed il vescovo ribadisce che per cambiare la situazione è necessaria una dichiarazione della Sacra Congregazione per l’Immunità Ecclesiastica. Per fare ciò chiede al Principe di inviare un “memoriale” con l’esposizione degli inconvenienti provocati da questa singolare situazione.

Francesco Maria Ruspoli informa l’avvocato Arcangeli delle disposizioni impartite dal vescovo e viene spedito il memoriale redatto dalla curia baronale di Vignanello (f. 348 verso).

 

Estremamente interessante è la lettera che il vescovo invia alla Sacra Congregazione, nella quale espone molto chiaramente la situazione in cui si trovava l’abitato di Vignanello in quegli anni ed il problema dell’immunità delle chiese, un tempo rurali, ma ormai a tutti gli effetti inserite nel contesto urbano (f. 355 recto).

 

...Perchè il luogo di Vignanello cresce sempre più di Abitatori, e nel Borgo chiamato del Molesino vi sono tre Chiese, cioè quella del S. Angelo Custode situata alla Porta del Borgo, quella di S. Rocco, e quella della Madonna Santissima delle Grazie, le quali stanno sotto il detto Borgo, come l’Eccellenze Vostre haveranno riconosciuto dalla Pianta, che nell’annesso Memoriale si dice esser stata data in mano di Monsignor Segretario. Nell’altro Borgo [...] vi sono due Chiese, cioè quella di S. Biagio, e quella di S. Sebastiano, ove stanno i Padri Minori Conventuali di S. Francesco. Ondè se tutte havessero la suddetta esenzione, i Delinquenti si renderebbero troppo animosi...

 

Passano altri quattro mesi e il 6 luglio arriva da Roma una lettera al vescovo. È l’umilissimo servitore Giovanni Franchellini, che comunica il responso della seduta della Sacra Congregazione dell’Immunità (f. 347 recto/verso).

 

Illustrissimo e Reverendissimo Signore, Signore Principe Colendissimo.

In adempimento delle mie obligazioni porgo à Vostra Signoria Illustrissima la riverente notizia, che ieri mattina si tenne la Congregazione dell’Immunità, et essendosi proposta la consaputa Causa di Vignanello, nacque Rescritto, che i Sbirri erano incorsi nelle censure, et = ad mentem = la mente poi si è che quelli vengano assoluti in forma privata, e che in oltre à suo tempo si dichiari, la Chiesa della Madonna delle Grazie essere Urbana per toglierne gl’Inconvenienti, che possono succedere sul fondamento della estensione dell’Immunità nelle Chiese rurali. Sarà intanto presentata a Vostra Signoria Illustrissima la lettera della Sacra Congregazione per la suddetta assoluzione, alla quale si degnerà di dar esecuzione, e dopo se le renderà l’altra per informare sopra la materia di detta dichiarazione; e di tutto per quanto sento ne averà pensiero qualche Ministro del Signor Principe Ruspoli come Barone del Luogo. Supplico Vostra Signoria Illustrissima à ricordarsi di me nelle sue Sante orazioni, delle quali ne ho molto bisogno; e pieno di ossequio mi rassegno. Roma 6. di luglio 1729.

 

Umilissimo Devotissimo et Obligatissimo Servitore

Giovanni Franchellini

 

Non poteva arrivare un finale migliore: Filippo Battelli è stato scarcerato, le guardie sono state assolte e la chiesa della Madonna delle Grazie e stata ridefinita come urbana e non più rurale.

L’unica nota nera, diciamolo, è per i poveri malviventi e contumaci, che soli subiranno gli inconvenienti dell’espansione urbanistica di Vignanello e dopo secoli e secoli di sicuro soggiorno nel sacro recinto, protetti dall’immunità dell’antichissima chiesa rurale trecentesca della Madonna delle Grazie, si ritroveranno ad un tratto privi di quei magici “trenta passi” e dovranno andarsi a rintanare altrove.

 


 

 

 

 

Memoriale della Curia baronale e fisco dell’Insigne Terra di Vignanello

 

Eccellentissimi e Reverendissimi Signori

 

La Curia baronale, e fisco dell’Insigne Terra di Vignanello Diocesi di Civita Castellana Oratore Umilissimo dell’Eccellenze Vostre divotamente rappresenta come alla detta Terra stà annesso il Borgo chiamato del Molesino, in cui si trovano edificate tre Chiese, cioe la prima sotto l’invocazione dell’Angelo Custode, la seconda di S. Rocco, e la terza della Beatissima Vergine delle Grazie; ogn’una delle quali hà il suo recinto, ed in specie l’ultima Chiesa della Madonna delle Grazie, il di cui recinto è assai vasto, totalmente distaccato dal muro della stessa Chiesa, corrispondente nella publica strada, ed hà annesse più case di laici particolari, botteghe, e stalle, come costa dalla pianta esistente in mano di Monsignor Segretario. E perchè gli recinti delle suddette Chiese ad altro non servono, che per refuggio de contumacii, e malviventi in pregiudizio della publica quiete, ed à frequenti dispute trà la Curia Ecclesiastica , e Baronale soprà la validità, ò nullità delle catture, che spesso succedono, perciò l’Oratore ad effetto di evitare ogn’inconveniente futuro, supplica l’E.E. V.V. à degnarsi dichiarare, che le suddette trè Chiese non godono l’Immunità delli 30. passi concessa alle Chiese rurali, mà solamente quella de’ sagri Canoni conceduta alle Chiese Urbane, e spera d’esser benignamente essaudito.

Poiché è certo, che le dette Chiese sono tutte edificate, e situate nel detto Borgo del Molesino, e questo è unito, e continuativo della stessa Terra di Vignanello come dimostra l’accennata Pianta, essistente in mano di Monsignore Segretario Ondè sicome le Chiese essistenti entro la Terra non godono l’Immunità delli 30 passi, così pare, che nemmeno la debbano godere quelle del detto Borgo unito alla Terra.

Lo chè più fortemente pare, habbia luogo nel Caso presente, in cui gli recinti delle dette Chiese corrispondono nelle pubbliche strade, e sono profanati dall’uso de’ laici con case particolari, botteghe, e stalle, ed in conseguenza troppo dotati al refugio de’ contumacii, che ivi sempre refugiati in gran numero disturbano la quiete degl’abitanti, e del Borgo, e della Terra, come l’esperienza hà fatto fin’ora conoscere.

Riflettendo specialmente, che se ogn’una delle dette Chiese havesse à godere l’Immunità delli 30 passi, nè seguirebbe certamente, che quasi tutto l’intero Borgo si renderebbe immune; Il che riuscendo di grave sconcerto, ed evidente [...], implora l’Oratore dell’E.E. V.V. il riparo mediante la suddetta dichiarazione anche secondo il sentimento di Monsignor Vescovo Diocesano espressamente spregato all’EE VV nella di lui lettera ultimamente trasmessa à questa Sagra Congregazione. Che della grazia.

 

 

 

 

Chiesa di San RoccoVia delle CrociChiesa della Madonna dell Grazie

Ruderi (recinto attiguo alla chiesa)

L’area che fu teatro degli eventi narrati, come appariva all’inizio del secolo scorso. Sulla sinistra la chiesa di San Rocco e la salita di via delle Croci, al centro la chiesa della Madonna delle Grazie (inglobata in un edificio di nuova costruzione) e sulla destra i ruderi del recinto attiguo (vai col mouse sulla foto per vedere le didascalie). 
Foto: Raccolta Carlo Alberto Togni. 
Per concessione dell’Associazione I Connutti di Vignanello.

 

 

 

Lettera di Girolamo Quereggi al vescovo di Civita Castellana.