07.05.11
L’organo della Madonna del Ruscello
di Vincenzo Pacelli

(pubblicato su Cronos - anno I, n.2 - ottobre 2008)

Riveduto, corretto ed ampliato in più parti

 

Da diversi anni frequento più o meno assiduamente le sale dell’Archivio di Stato di Viterbo, portando avanti ricerche riguardanti soprattutto la storia dei cognomi, delle famiglie, del centro abitato e del territorio di Vignanello. Non solo perchè in questo centro sono nato e vissuto fino ad ora, ma essenzialmente perchè essendomi avvicinato a questi studi da giovanissimo, per pura passione e completamente da autodidatta, so bene che è già abbastanza ardito pretendere di riuscire ad analizzare i diversi aspetti di un solo centro abitato, figuriamoci addentrarsi in altre realtà.

E’ stato grazie ad una richiesta di Massimo Fornicoli che ho avuto il piacere di cimentarmi in una ricerca per me del tutto nuova e non legata alla realtà storica vignanellese.

La storia dell’organo monumentale della Chiesa della Madonna del Ruscello a Vallerano. Certo, non è che mi sia allontanato più di tanto, ma vi assicuro che la lettura di volumi che non contenevano i soliti cognomi, le solite vie ed i soliti toponimi letti e riletti per anni, mi ha lasciato all’inizio spaesato e successivamente sempre più affascinato ed incuriosito.

Presso l’Archivio di Stato di Viterbo sono conservati una serie di registri appartenuti alla Confraternita della Madonna del Ruscello di Vallerano, nei quali si può rintracciare la storia di questo ente fin dagli inizi del sec. XVII, esattamente dal 21 novembre del 1607, quando la Chiesa non era ancora stata terminata in tutte le sue parti e l’organo, oggetto della mia ricerca, non c’era ancora.

Sul registro più antico, archiviato come busta 619, si legge sulla prima pagina1:

 

Die 21 Novembris 1607

In presenti libro describent omnia Consilia Congregationis [preponenda?] ab hodie in posterum per me Petrum Petruccium Cancellierem dicte Congregazionis erecte super Fabrica Ecclesie Sanctissime Marie Ruscielli de Valerano.

 

Giorno 21 di novembre 1607

Nel presente libro si descrivono tutti i consigli della congregazione presieduti da oggi e in futuro, da me Pietro Petrucci Cancelliere della detta Congregazione, eretta per la fabbrica della Chiesa di Maria Santissima del Ruscello di Vallerano.

 

Passano appena quattro anni e si trova il primo accenno al desiderio di avere un organo per la nuova chiesa. Consiglio del primo novembre 16112 (vedi foto):
 

qualmente il Priore è di parere per concurere al voler et desiderio de tutti che si faccia l’organo nella Chiesa de Roscello poiché se trova chi lo vuol fare et con honesti partiti che se risolvi si se ha da fare o, no.

Busta 619, foglio 45 verso. Stralcio del consiglio del 1 novembre 1611.

   

La mancanza di punteggiatura ed il modo di parlare dell’epoca possono inizialmente spiazzare un po’, ma il senso della richiesta è abbastanza chiaro. Detto in parole più vicine al nostro linguaggio odierno, il priore fa presente al consiglio riunito il desiderio diffuso nella popolazione valleranese di avere un organo nella Chiesa del Ruscello, e sapendo già che vi è (poichè se trova) nella confraternita chi è dello stesso parere (chi lo vuol fare), con prese di posizione chiare (con honesti partiti) chiede che si deliberi (se risolvi) in proposito, se si deve fare o meno (si se ha da fare o, no).

 

Seguono nel corso della riunione le esposizioni di altre questioni all’ordine del giorno, per un totale di sette, al termine delle quali prende la parola tale Vittore Pasquali e in merito all’eventualità di costruire l’organo sentenzia categorico:

 

voto che l’organo per adesso non si faccia.

 

Vengono quindi invitati tutti i partecipanti ad esprimersi in merito all’opinione del Pasquali. Il voto è segreto e viene espresso inserendo in una cassetta (il bussolo) una palla bianca, se si è d’accordo, o una palla di colore nero, se si è in disaccordo che l’opinione di chi si è espresso. In alcune riunioni invece delle palle bianche e nere i confratelli hanno a disposizione fave e lupini, che si prestavano egregiamente per lo stesso scopo.

 

Non volendo altri votare per risolutione delle supradette consulte et proposte furno messe a partito et dichiarato chi vuole che le consulte del sopradetto Vittore seguiscano metta palla bianca e chi non vuole metti la negra.

 

Riguardo alla questione dell’organo:

 

destribuite palle bianche et negre et poi raccolte furno retrovate bianche n.ro 4 et negre n.ro 6.

 

Vale a dire che su nove confratelli, sei non erano della stessa opinione di Vittore Pasquali, la sua proposta viene bocciata e viene quindi presa in considerazione l’opportunità di realizzare l’organo.

 

In conclusione della riunione, per dovere di cronaca, vengono elencati i nomi dei confratelli che, ignari, ebbero l’onore di presiedere ad una così storica assemblea:

 

messer Pietro Arciprete, messer Giovanni Falasco Priore, messer Curtio Agustini, Vittore Pacello, Vittore Pasquale, Cesare de Savino, messer Guid’angelo Cinello, Ottavio d’Ercole, Giovanni Pacello, Pietro Petrucci.

 

L’arciprete Pietro, come si legge in un’altra parte della riunione, è uno Ianni (Reverendo Domino Petro Jannio Archipresbitero), mentre occorre specificare che tutti i cognomi, con la finale in “o”, corrispondono agli attuali terminanti in “i”, così come il cognome d’Ercole dovrebbe essere l’equivalente di Ercoli.

 

In una successiva riunione del 25 febbraio 16123 si comprende come sia essenziale per la popolazione disporre di un organo, nonostante la chiesa stessa, in alcune sue parti in muratura ed in molte decorazioni non è ancora giunta al termine. Uno dei confratelli propone di acquistare un organo portatile, nell’attesa di quello definitivo.

 

Come la nostra Chiesa non havendo organo, messer Curtio Agostini ci referisce che in Viterbo, ve né è uno Piccolo portatile et sarrà di spesa da scudi 50 e forse meno; però si risolva se gli pare bene di comprarlo sintanto se fa l’altro grande.

 

Anche stavolta è Vittore Pasquali a prendere la parola.

 

Victor Pasqualis unus de congregatis dixit. Che si pigli l’organo proposto da messer Curtio, trattandosi per il minor prezzo sia possibile, non potendosi far altramente si paghi il detto prezzo, purchè sia buono.

 

Ora Vittore è d’accordo con la proposta di acquistare l’organo portatile, purchè si tratti per il prezzo più basso possibile e, in ogni caso, purchè sia buono.

 

Fù messo a partito sopra la consulta di detto Vittore; però chi vuole accettare il suo detto metti la bianca, et chi non vole la negra.

 

L’opinione di Vittore viene messa ai voti e nel bussolo vengono trovate tutte e nove le palle bianche: tutti favorevoli. Che si prenda l’organo portatile.

 

Girato, et aperto il Bussolo furno trovate bianche n.o 9 et negre 0. Fù vinto che si pigli.

 

Ma i problemi non sono finiti, non passano neanche tre mesi che si pone un’altra questione. Nella riunione del 15 maggio 16124 si legge al terzo punto dell’ordine del giorno:

 

Come si comprò l’organo, che altre volte fù proposto di comprare in Viterbo, et hora non vi è chi lo soni; però se pare si debba trovare un organista, et che provisione se gli deve dare.

 

L’organo è stato acquistato ma non c’è nessuno che lo suoni, perciò (però) si ritiene (se pare) che occorra trovare un organista e che si stabilisca una paga (provisione). Tra tutti i confratelli si alza in piedi uno a caso:

 

Victor Pasqualis unum ex congregati dixit: Che si facci sonare.

 

Ma questa volta non è da solo, anche Giacomo di Domenico Angelo propone il suo parere:

 

che il sig. Priore tratti con messer Pauolo Agostini se volesse sonare detto organo, et in quanto alla provisione se gli dia il prezzo, che si puole.

 

Giacomo chiede che il priore della confraternita tratti con Paolo Agostini, famoso compositore ed organista valleranese, anche noto con l’appellativo Laus Deo, che in quest’epoca aveva da poco concluso i suoi studi musicali a Roma. Vengono quindi messe ai voti entrambe le espressioni.

 

Però chi vuole il detto di Vittore Pasquali, con l’agiunta di Jacomo Menico d’Angelo metti la bianca cioè che si soni da messer Pauolo Agostini, et chi non vole, metta la negra.

 

Girato, et aperto il Bussolo forno trovate bianche numero diece, negre nessuna.

Fu vinto si debbia pigliare messer Pauolo suddetto.

 

Dieci favorevoli e nessuno contrario. Si può quindi dire con certezza (essendo stati rintracciati anche tutti i pagamenti) che Paolo Agostini fu il primo organista a far risuonare delle note all’interno della Chiesa della Madonna del Ruscello, seppure su un organo portatile e per poco tempo, visto che già nel 1615 dovette tornare a Roma e negli anni successivi vennero convocati dalla confraternita diversi organisti.

 

Soltanto nel febbraio del 16355 si torna a parlare dell’organo fisso, avendo la confraternita alcune disponibilità finanziarie. Il priore viene incaricato di cercare un organaro a cui affidarne la realizzazione.

 

Che si facci detto organo Condecente alla Chiesa, et il sig. Priore tratti con chi li pare che sia meglior Maestro, fuit obtenti per pallas albas favorabiles omnes n°. 8 nulla nigra in contrarium existente.

 

Otto palle bianche favorevoli e nessuna nera contraria. Il priore si mette alla ricerca di un organaro e appena un mese dopo, nella riunione del 14 marzo6 leggiamo (vedi foto):

 

Come ancorche le SS. VV. habbino data l’authorità al sig.r Priore di far fare l’organo da chi li paresse, con tutto ciò spogliatosi di questa authorità la rimette alle SS. VV. esponendoli che ancor che siano concorsi a voler fare detto organo Il signor Giulio Cesare Burtii, et il signor Pellegrino da Viterbo, et parendo che nel prezzo tra l’uno, et l’altro vi sia differenza, offerendo detto Pellegrino meno dell’altro, tuttavia si ha relatione che detto Giulio Cesare sia per farlo megliore. Però si fa sapere alle SS. VV. acciò dichino à chi di questi dui si debba dare, avertendo ad haver riguardo al valore di essi.

Busta 619, foglio 194 verso. Stralcio del consiglio del 14 marzo 1635.

  

Il priore, avendo ricevuto due proposte differenti nel prezzo e nella qualità, preferisce convocare tutti i confratelli (le SS. VV. – Signorie Vostre) e chiedere un parere, in quanto, pur essendo inferiore il compenso richiesto da Pellegrino da Viterbo, sembra che l’altro organaro sappia lavorare meglio (sia per farlo megliore). Occorre quindi decidere con criterio a chi dare l’incarico, con l’attenzione (avertendo) di tener conto (aver riguardo) del loro valore.

Interviene il confratello Mattia Pilli: che l’organo si dia al detto Giulio Cesare, et non si guardi di spendere qualcosa d’avantaggio, sentendosi che detto Signor Giulio Cesare sia per farlo megliore, et se gli facci dar sigortà per assicuratione della Chiesa.

 

Evidentemente erano giunte voci che il Burzi era più capace dell’organaro viterbese, e anche se faceva spendere qualcosa in più (qualcosa d’avantaggio) la chiesa meritava la sua opera, tanto che l’opinione di Mattia Pilli, messa ai voti, vince con dieci palle bianche e nessuna nera.

E’ il 14 marzo 1635, l’incarico verrà dato a Giulio Cesare Burzi che impiegherà non pochi anni per completare il lavoro, consegnandolo nel 1644.

 

Fonti

Tutte le citazioni sono tratte dalla busta 619 “Consigli della Chiesa del Ruscello 1607- 1645” dell’Archivio Storico Comunale di Vallerano, conservato presso L’Archivio di Stato di Viterbo, ai seguenti fogli:

1. 1 recto;

2. 45 verso (foto);

3. 51 recto;

4. 52 verso;

5. 193 verso;

6. 194 verso (foto).

 

Autorizzazione rilasciata dall’Archivio di Stato di Viterbo per la pubblicazione delle foto dei documenti.