31.05.11
Alla scoperta de... i connutti

di Vincenzo Pacelli

(pubblicato su Cronos - anno II, n.2 - aprile 2009)

Riveduto, corretto ed ampliato in più parti

  

Cuniculus, termine di origine iberica, in latino ha un duplice significato: coniglio e cunicolo. L’animale e la sua opera sono uniti nella stessa parola.

Più o meno con la medesima logica, i connutti, vocabolo che nel dialetto vignanellese indica i condotti sotterranei, è divenuto in questi ultimi anni, sinonimo paesano, un po’ scherzoso, con cui vengono indicati i componenti dell’associazione omonima che si propone di esplorare e valorizzare queste affascinanti realtà del sottosuolo locale.

 

I cunicoli nascono essenzialmente come strutture idrauliche di drenaggio o trasporto dell’acqua messe in atto da numerose civiltà fin dai tempi più remoti. Maestri nella realizzazione di condotte d’acqua, sotterranee e non, furono i Romani, i quali appresero le tecniche dagli Etruschi e dai Falisci. Questi ultimi vivevano nella regione che dalle pendici meridionali del Cimino scende fino alle vallate dominate dal Soratte, confinando a Nord con l’Etruria, ad Est con il corso del Tevere ed a Sud con il territorio occupato dai Romani.

Fra il VII ed il III secolo a. C. a Vignanello è esistito un centro falisco di un certo rilievo. Oggetto di studi nei primi anni del XX secolo, ha restituito molti manufatti, tratti di mura, parte del basamento di un tempio sul colle del Molesino ed una necropoli nella valle della Cupa.

Naturalmente nel territorio vignanellese non mancano i cunicoli scavati nel tufo. Per alcuni di essi è evidente l’origine falisca o romana, individuabile in base alla loro localizzazione, alle tecniche di scavo, alle dimensioni ed alla forma; altri sono di dubbia attribuzione, avendo subìto nel corso del tempo riadattamenti ad opera di diverse mani, altri ancora possono essere collocati in un’epoca decisamente più recente.

 

Fino a qualche tempo fa le notizie su questi percorsi sotterranei avevano come unica fonte le narrazioni suggestive e spesso fantasiose dei pochi arditi che, quasi sempre da ragazzini, avevano avuto occasione di spingersi all’interno degli angusti varchi esistenti nel centro storico e nel territorio circostante. Narrazioni dai contenuti spesso non verificabili (in quanto molti dei passaggi un tempo aperti sono attualmente chiusi o di difficile accesso) e ricche di quei tratti fiabeschi che soltanto la fervida mente di un bambino è in grado di partorire quando riaffiora nei ricordi di un adulto: cunicoli interamente ricoperti di orrende schiere di ragni saltatori, carceri con alle pareti catene da cui pendono ancora i resti dei condannati a morte, camere sotterranee con nel mezzo imponenti tavoli circondati da scranni scolpiti nella pietra, scheletri umani di dimensioni spropositate...

Come non farsi prendere dalla curiosità dopo che per anni si sono ascoltati simili racconti? Così nel 2003 un gruppo di amici, con tanto di torce ed un grande desiderio di ricerca, ha costituito l’associazione che ha preso il nome de I Connutti, con il vivo desiderio di addentrarsi nel sottosuolo e... fare un po’ di luce.

 

Durante i primi anni di attività sono state effettuate numerose ricognizioni, tanto nel centro abitato di Vignanello, quanto nel territorio circostante, seguendo le indicazioni di chi c’era già stato. Spesso in un’atmosfera da caccia al tesoro si sono raggiunte località di campagna e scovati gli imbocchi dei cunicoli, non di rado otturati dalla terra, alcune volte riempiti da cumuli di sterpaglie e potature dei terreni circostanti o peggio ancora di immondizia. Dopo una fase iniziale di euforica avventura, che seppure dispersiva è stata utile a raggiungere una visione il più possibile completa delle diverse cavità naturali ed artificiali presenti in tutto il territorio comunale, ci si è iniziati a dedicare più assiduamente al recupero di alcuni ambienti posti all’interno del centro storico di Vignanello, effettuando rilievi, ricercando notizie fra i documenti d’archivio, recuperando gli spazi ostruiti dai detriti e documentando tutto con fotografie.

 

Punto di partenza di tutte le attività è la cappella sotterranea della chiesa collegiata di S. Maria della Presentazione, sulla quale è necessario spendere alcune parole. All’inizio del ‘700, quando il principe Francesco Maria Ruspoli decise di riedificare la chiesa parrocchiale, destinò le fondamenta della nuova fabbrica alla realizzazione di ambienti che avrebbero dovuto ospitare le sepolture della popolazione di Vignanello, ponendovi al centro una piccola cappella intitolata alla Madonna SS. dei Sette Dolori. La nuova costruzione, che andò a sostituire un’antichissima chiesa romanica, fu completata nel 1723 e due anni più tardi venne consacrata ed inaugurata solennemente con la venuta di papa Benedetto XIII. Era il novembre del 1725 e Francesco Maria non immaginava che meno di sei anni più tardi, metà luglio 1731, la cappella sotterranea di quello splendido tempio baroccheggiante da lui voluto, avrebbe raccolto le sue spoglie mortali.

Il Signorino (1672-1731), così nel ricordo dei Vignanellesi viene ancora chiamato il feudatario che tanto fece per rinnovare ed ingentilire il suo feudo, ha il suo sepolcro alla destra dell’altare (vedi planimetria), di fronte a quello di sua moglie Maria Isabella Cesi (1676-1753), poco distante da quello del pronipote, don Alessandro (1784-1842) e della moglie di quest’ultimo Marianna Esterhazy (1786-1821).

Dietro alle loro nobili sepolture si trovano gli ambienti nei quali venivano deposti i defunti della popolazione, di solito avvolti in umili sudari, più di rado in casse di legno. La pratica delle sepolture negli ossari all’interno della chiesa è proseguita fino alla seconda metà dell’800, applicando con più di 50 anni di ritardo le leggi napoleoniche che fin da 1804 (Editto di Saint Cloud) imponevano per norme igieniche la realizzazione dei cimiteri al di fuori dei centri abitati.

Lo documentano i registri degli atti di morte dell’archivio parrocchiale, che insieme alle iscrizioni poste all’ingresso degli ossari (soltanto due sono ancora leggibili) attestano anche la consuetudine di utilizzare delle camere distinte per uomini, donne, ragazzi, neonati e religiosi.

Molti degli ossari sono stati sgombrati diversi anni fa, mentre alcuni conservano ancora il loro macabro contenuto, attualmente visibile dietro la protezione di vetri appositamente collocati da I Connutti.

 

   

Ma per quale motivo i sotterranei della chiesa collegiata sono il fulcro delle attività dell’associazione? Perchè è da qui che attraverso una botola, scendendo pochi ripidi scalini, ci si ritrova in un ambiente scavato nel tufo, comunicante con quello che costituisce uno fra gli obiettivi principali di studio ed esplorazione: il cunicolo che attraversa il centro storico del paese in tutta la sua estensione (vedi planimetria).

Questo condotto sotterraneo ospita ancora oggi i resti dell’acquedotto in terracotta voluto agli inizi del ‘600 da Ottavia Orsini, feudataria di Vignanello, per portare acqua al giardino all’italiana da lei realizzato attiguo al castello, e per l’approvvigionamento della popolazione.

Al suo interno la temperatura è fresca e moderatamente umida, tipo cantina, ma non così costante, essendoci un discreto passaggio d’aria per via degli sbocchi aperti che il cunicolo ha verso l’esterno in più punti.

Percorrendolo si incontrano diversi pozzi dalla sezione perfettamente circolare, che si elevano fino al livello del suolo, chiusi da una sorta di tavolato (tutti tranne uno). Andando in direzione della Valle (piazza Cesare Battisti), la loro altezza aumenta gradualmente, facendo avvertire nettamente la discesa del cunicolo sempre più in profondità. Da pochi metri sotto la quota di piazza della Repubblica, sulla sommità del colle, si arriva fin sotto il livello di via della Stazione, a fondo valle. Da qui, attraversata tutta la valle della Cupa il cunicolo si addentra nel colle di Talano e risale di nuovo in direzione della fonte.

Nel tratto attualmente percorribile il cunicolo ha un’altezza che varia dai 200 ai 290 centimetri circa, la larghezza non è mai inferiore a 80 centimetri , arrivando in alcuni tratti anche ad un metro, mentre la sezione assume diverse forme, da ogivale a squadrata e in alcuni punti le due sagome si intersecano generando una sorta di sarcofago antropomorfo. Lungo le pareti, ad intervalli più o meno regolari e ad un’altezza compresa fra 170 e 180 centimetri , vi sono delle piccole nicchie scavate nel tufo il cui scopo non è stato ancora del tutto chiarito.

Sotto al piano di calpestio del cunicolo sono murate, in una massicciata alta circa 50/60 centimetri, due tubature in terracotta, l’acquedotto di Ottavia Orsini, che in passato sfruttando il principio dei vasi comunicanti, portava l’acqua dalle sorgenti (poste nel colle di Talano in direzione di Vallerano) fino al castello e al giardino, superando il notevole dislivello dato dalla concavità della valle della Cupa. Queste tubature, oggi non più in funzione, sono visibili in alcuni tratti dove il rivestimento che le proteggeva è andato perduto. Riguardo all’esatto funzionamento di questa opera idraulica secentesca rimangono ancora molti punti oscuri e soltanto di recente, sfruttando la preziosa collaborazione del prof. Giorgio Felini, l’associazione ha avuto modo di acquisire nuovi importanti dati sulla struttura delle condotte grazie a una descrizione molto dettagliata che ne viene fatta in un documento della fine del ‘600, ritrovato fra le carte dell’Archivio Ruspoli, presso l’Archivio Segreto Vaticano.

 

Ma non voglio raccontare oltre, mi fermo qui, non senza ricordare che l’associazione I Connutti, sempre supportata nelle sue attività da alcuni membri della locale sezione del G.A.R. (Gruppo Archeologico Romano) ha partecipato gli anni passati alle Giornate Europee del Patrimonio organizzate dal F.A.I. (Fondo per l’ambiente Italiano) in settembre, durante le quali sono state aperte alle visite sia la chiesa collegiata che la cappella sotterranea ed un tratto del cunicolo.

 

 

Attualmente si sta procedendo con la pulizia di un altro tratto di cunicolo che puntiamo a rendere al più presto visitabile e si continuano a studiare i reperti ritrovati per poterli mostrare organicamente nelle teche gentilmente messe a disposizione dall'amministrazione comunale poste lungo il percorso delle visite nei locali della cappella sotterranea. Il tutto, con opera di totale volontariato de I Connutti che dal 2003 sono aumentati e continuano a portare avanti i loro obiettivi con passione e dedizione. 

 

  

   

Alcuni scatti dalle aperture alle visite...

  

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