15.08.12
Ho ricevuto da Silvia Chiricozzi, che ringrazio caldamente, un’antica preghiera in dialetto vignanellese che recitava sua nonna, che poi è anche la mia bisnonna, Maria Buzi (Maria ‘a Ciotola) al momento di andare a dormire. Mi ha subito colpito molto per la sua particolarità, più che una preghiera mi è sembrata quasi un rituale per propiziarsi Dio, San Giovanni, la Madonna e gli angeli, al sopraggiungere della notte. Dopo aver raccomandato l’anima a Dio e a San Giovanni affinché non venga ingannata dal demonio, chi prega coinvolge un non meglio definito Angelo perfetto e poi Gesù, cantando e predicando nel letto, poi descrive, come in una visualizzazione protettiva, l’Angelo di Dio e la Trinità attorno al letto, altri angeli vicino al focolare e alla finestra, come a fare da guardia ai punti di accesso all’abitazione (il camino e la finestra), infine la Madonna dummezzo a corsia, ossia nel corridoio, o forse, viste le dimensioni delle case dei nostri nonni, lo spazio fra il letto e la parete della camera e per ultimo un altro angelo che suona un piffero sul tetto.
La preghiera è la seguente, così come mi è stata scritta da Silvia.
Antica preghiera in dialetto vignanellese che recitava nonna Maria nel momento di andare a letto per una buona notte
Con la mia solita curiosità, sapendo che molto spesso queste preghiere antiche sono state studiate e già trascritte su pubblicazioni, ho provato a cercare qualcosa su internet ed immancabilmente ne ho trovato una versione molto simile in dialetto abruzzese:
Sul sito in cui è riportata viene spiegato che si tratta di un responsorio a Sant’ Antonio da Padova per avere aiuto a ritrovare le cose smarrite o per poter prevedere l’esito di una cosa che sta a cuore. Quindi non sarebbe esattamente una preghiera ma piuttosto un rito propiziatorio. Secondo i devoti a questo santo, se recitando la preghiera dall’inizio alla fine non si verificava alcun intoppo, l’esito per il quale si pregava sarebbe stato favorevole o si sarebbe potuto avere (magari da parte di persone sensitive) una preveggenza così da individuare il luogo dove si trovava la cosa smarrita, mentre se accadeva qualche intoppo, l’esito sarebbe stato negativo. La cosa buffa è che la pagina web su cui ho trovato la preghiera sta nel sito di un comune in provincia de L’Aquila che si chiama Cappadocia e che ha per patrono San Biagio.
Un’altra versione invece è citata su un altro sito e viene presentata come una giaculatoria per richiedere l’aiuto degli angeli per vivere e morire cristianamente.
Altre versioni, veramente tante, sono infine elencate in un libro (l’ho trovato su Google Libri) di Giovanni Pozzi intitolato “Grammatica e retorica dei santi”. Trascrivo qui solo le più simili alla nostra, evidenziando in ognuna le parti più sovrapponibili:
Non c’è che l’imbarazzo della scelta. A quanto pare la preghiera di nonna Maria, a Vignanello dai più dimenticata, è ben nota agli studiosi del settore, ma non esiste una versione unica, non si rintraccia un originale, come spesso accade per le tradizioni orali. E chissà quante versioni si saranno susseguite nei secoli, di regione in regione, di paese in paese, di bocca in bocca, ogni volta aggiungendo o togliendo una parola o una strofa, modificando una rima o un accento a seconda dei dialetti che di volta in volta si incontravano. Inutile dire che fra tutte le versioni citate io preferisco senza ombra di dubbio la nostra versione vignanellese di nonna Maria, di fatto è la più completa, arricchita dal focolare, dalla finestra e soprattutto dallo splendido finale con sul tetto… l’angelo che sone i’ cifoletto! Complimenti davvero alla creatività vignanellese. Bene, adesso la preghiera, o responsorio, o giaculatoria che sia, la sapete e spero vivamente che vi possa essere utile. D’ora in poi me la dirò tutte le sere, se funziona non lo so, ma di sicuro mi addormenterò di buon umore, il che non guasta.
Alla prossima, Vincenzo |