24.10.12 Pubblicato su Villaggio Globale – Anno III n.10 – Ottobre 1997 L'articolo riproposto questa volta risale all'ottobre del '97, pubblicato immediatamente dopo il terremoto che colpì l'Umbria e le Marche. Non ci sono particolari revisioni da fare, pertanto lo riporto pari pari all'originale.
Il redattore del manoscritto “salvato” da Piero Stefani inserisce all’interno del testo, senza seguire un criterio ben preciso, memorie riguardanti il nostro paese, notizie relative a personaggi più o meno illustri, vignanellesi e non, erezioni di confranternite, elenchi di campane o di reliquie e sembra avere una particolare predilezione per eventi catastrofici come il colera, la peste, freddi particolari, inondazioni, addirittura la fine del mondo, di cui presenta tre versioni differenti proferite da altrettanti frati. Ma visti gli ultimi eventi mi è sembrato opportuno pubblicare questi brevi appunti inerenti ad alcuni dei terremoti che nei tempi passati hanno colpito l’Italia ed il nostro piccolo centro abitato.
Nell’elencare questi fenomeni il compilatore parte addirittura dall’anno 19 dell’era cristiana quando: «...dodici Città dell’Asia, come si legge in Plinio, furono distrutte dal terremoto colla morte di 150.000 persone». Prosegue menzionando anche l’eruzione del Vesuvio del «...69, e allora vi restarono sepolte Stabia, Ercolano e Pompei».
Emerge dalla narrazione la certezza di chi scrive che se un terremoto viene non è per caso ma è visto come una punizione divina, a titolo di esempio si possono riportare alcune descrizioni: «Nel 221. per gli strazi che soffrivano i Cristiani Roma fu flagellata dal terremoto; nel 243 le provincie dell’impero patirono lo stesso castigo [...]Nel 862 un terribile terremoto scosse Costantinopoli sotto Michele III detto l’Ubriaco, che scherzava colle cose sacre. Un altro ne patì Roma nel 1017. sotto Benedetto VIII allorchè certi Ebrei, nel Venerdì Santo, ardirono rinnovare la crocifissione di Gesù Cristo, come racconta il Bernino nella storia delle eresie». Si arriva così fino al 1117, anno in cui «tutta l’Italia fu afflitta da terremoti, e principalmente la Lombardia, dove le scosse durarono per ben quaranta giorni».
Qui c’è un grosso salto temporale e poi racconta di un terremoto che interessò Roma il 2 febbraio del 1703: «...Papa Clemente XI assistendo alla Cappella pontificia, mentre proferiva le parole: ut nullius non permittas perturbationibus concuti, vennero tre scosse di terremoto così gagliarde, che atterriti gli astanti alla Cappella se ne fuggirono». Fino al 1783 non compare alcun riferimento a Vignanello, poi espone i terremoti riportati qui di seguito.
Sembra che nessuna di queste scosse abbia causato danni rilevanti al nostro paese, anche perché credo che se ci fosse stata memoria benché di un solo ferito lieve il nostro cronista non avrebbe tardato a comunicarcelo, vista la sua particolare inclinazione.
Alla prossima, Vincenzo
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