12.06.12 di Tommaso Marini
Il 30 maggio 2012 è stata intitolata la Scuola per l’Infanzia di Vignanello ad un meritevole concittadino: don Luigi Calvanelli. In quella giornata Giggi avrebbe compiuto 90 anni, pochi per chi come lui era certo di non passare a miglior vita prima dei 130/140 anni, dopo la grande soddisfazione di averci “interrati” tutti. Per tutti noi ragazzi del Campeggio di Camaldoli, anno 1961, don Luigi era “Giggi”. Così ci aveva abituato a chiamarlo Guido Tabacchini e quel diminutivo confidenziale è sempre rimasto nella nostra memoria e nei nostri cuori. Dicevo dell’intitolazione della Scuola dell’Infanzia e devo riconoscere che, nonostante la limitata esperienza didattica, don Luigi è stato un eccezionale maestro di vita, un bravissimo pedagogo, un esperto psicologo ed un insuperabile comunicatore.
Certo, Giggi con le autorità presenti alla cerimonia inaugurale e che avrebbero parlato di lui, si sarebbe schernito dietro a quel suo sorriso scanzonato che tutti ricordiamo, avrebbe sicuramente sminuito la sua opera terrena, dicendo che noi Vignanellesi avevamo esagerato per questa intitolazione e che il nostro infinito affetto lo avrebbe preferito quando era in vita, ma non sarebbe riuscito a trattenere l’emozione per l’evento.
Don Luigi era fatto cosi, sapeva riprenderti per qualsiasi mancanza in maniera anche dura, anche se per carattere non era né duro né scortese e, quando si accorgeva che l’interlocutore era rimasto male per i suoi modi, sapeva stemperare gli eventi con quel suo ingenuo sorriso adolescenziale e con le sue tenere scuse, somiglianti a giustificazioni infantili.
Ho l’impressione di rivederlo: quando dalla collera passava alle scuse, ti metteva in difficoltà con la sua tenerezza, aveva una capacità non comune e tanta umiltà. Forse lo abbiamo capito poco e forse lo abbiamo frequentato anche meno. Sta di fatto che di certo non lo abbiamo capito, lo abbiamo ritenuto un “capiscione”, un “esaltato”, un “pazzo”. L’aggettivo “pazzo” viene sempre più spesso affiancato alla parola “prete”, anche per don Ivan Martini (65 anni), parroco di Rovereto di Novi (MO). Un suo parrocchiano, intervistato in TV, lo definiva provocatoriamente “un prete pazzo”. Sapete il perché? Semplicemente perché era rientrato nella sua Chiesa, seriamente lesionata dal forte sisma nell’Emilia, per portare in salvo la statua della Madonna a cui l’intero paese era fortemente devoto. Il crollo della Chiesa lo aveva sorpreso ed ucciso, ma la Madonna era rimasta intatta: aveva compiuto questo atto d’amore sacrificando la sua vita. “Per i più, non si può morire così”, continuava il suo parrocchiano. Questo tipo di “pazzia” avrebbe, di sicuro, contagiato anche il nostro caro Giggi.
Ma non voglio ricadere nella solita elencazione di doti e capacità che albergavano nella persona del nostro caro, singolare e longevo parroco (la sua prima Celebrazione Eucaristica è del 29 giugno 1947 e la nomina ad Abate Parroco di Vignanello è del 30 novembre 1956). Non voglio, con rammarico, ripetere che avremmo dovuto apprezzarlo di più in vita ma, si sa, nessuno è profeta in patria!
Quello che invece desidero sottolineare, in questo mio breve intervento, è la pregevole e simpatica manifestazione che l’Amministrazione Comunale e la Direzione Didattica hanno voluto e saputo organizzare per un’iniziativa apprezzata dall’intera comunità vignanellese. La festa di fine anno degli alunni della scuola materna ha creato un’atmosfera gioiosa, ha colorato una cerimonia ufficiale di sorrisi, di chiacchierio, di chiasso scolastico, di bambini che don Luigi amava particolarmente; sì, perché fondamentalmente anche lui era un “bambino”, un bambino di quasi novanta anni.
Cosa si poteva richiedere ancora? Forse maggior partecipazione di popolo, ma il giorno e l’ora hanno un po’ ostacolato le possibili presenze. Commovente il ricordo tributatogli dalle autorità: la dott.sa Santocchi, Dirigente scolastico, l’ing. Grattarola, Sindaco di Vignanello, il dott. Sandro Grattarola, Assessore alla Cultura, il geom. Grasselli, nostro vice sindaco. Tutti hanno definito don Luigi un uomo ed un sacerdote singolare, singolare per la sua intelligenza e per la sua coriacea volontà, per il vulcano d’idee che fattivamente concretizzava e per quel suo stare al passo con i tempi, per quella sua abituale omelia durante la Messa, che lo trasformava in un guerriero contro le violenze, i soprusi, l’arricchimento illecito, la indisponibilità sociale.
Personalmente ricordo che spesso al termine dell’omelia tenuta sulla scorta di tre o quattro quotidiani, dopo aver visionato l’orologio che aveva poggiato sull’Altare vicino al Vangelo per evitare di tirarla un po’ troppo per le lunghe, concludeva dicendo: “Ma don Luì – fingendo di essere una semplice cristiana praticante – quanno ce parli de’ ‘a paggina de’ i’ Vangelo che avemo letto?” E subito si rispondeva (in vignanellese): “Sete proprio una massa de ‘gnoranti! Il Vangelo è la storia di tutti i giorni, è l’analisi di quanto ingiusta sia la società e la vita, è la presa di coscienza di quanto avviene intorno a noi, è la determinazione che noi cristiani dovremmo avere per combattere le ingiustizie e far sì che non si ripetano, ovunque, per tutti, per tutto. I giornali e l’informazione saranno il nuovo Vangelo.” Sto ancora divagando e dimentico l’emozione che ho provato durante gli interventi di Vincenzo Grasselli e di Sandro Grattarola. Era la testimonianza di fatti personali vissuti, fatti da cui traspariva, ancora una volta, quale preziosa persona fosse il nostro parroco. Anche le maestre della scuola materna sono state bravissime, bravissime per il modo con cui avevano organizzato gli interventi nel corso della cerimonia e, soprattutto, per come sono riuscite a gestire quell’impressionante numero di bambini senza che nulla turbasse il prosieguo del programma: ad ognuna di loro vanno i miei complimenti più sinceri. Monsignor Rossi, Vescovo della Diocesi, ha tessuto lodi al nostro caro Giggi, ha testimoniato quanto affetto e stima avevano per lui gli altri sacerdoti della Diocesi, ha ricordato quanto don Luigi avesse operato per la comunità diocesana ed ha ulteriormente confermato quanto l’odierna intitolazione rendesse giusto merito ad un grande parroco. Poi, inevitabile, la caduta del drappo che rendeva ufficiale l’intitolazione. Una semplice scritta incisa su una lunga lapide in marmo:
SCUOLA PER L’INFANZIA DON LUIGI CALVANELLI
La festa di fine d’anno scolastico dei bambini della scuola materna, dicevo, ha concluso in allegria la cerimonia in una splendida giornata primaverile.
Molti genitori hanno fatto da contorno all’evento. Per la verità anche altre persone hanno voluto rendere omaggio al caro don Luigi, non erano molte ma tutte sentitamente soddisfatte e sentimentalmente coinvolte nelle tantissime circostanze emerse nel corso delle conversazioni meno ufficiali. Forse si doveva lasciare un po’ di spazio anche a chi avrebbe voluto ricordare, con qualche altra curiosità, il festeggiato. Ma va bene cosi, le altre “avventure” le sciorineremo alla prossima ricorrenza
Saluti ed un “grazie speciale” a tutti per la partecipazione alla Festa
Vignanello, li 12 Giugno 2012
Tommaso Marini
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