01.10.08 Alle giornate del FAI, noi dei “Connutti”, abbiamo mostrato con tutto l’orgoglio e la soddisfazione una parte del nostro lavoro, fatto di tutte le notti passate con la pala in mano tra una battuta e una foto di gruppo, fatto delle tante ore di sonno perse e della tanta polvere mangiata, e fatto infine di quella curiosità e di quello stupore tipico dei bambini, che riesce ad emozionarci ancora ad ogni nuova scoperta. Non so per quale grandissima colpa da espiare, sono stato spedito, in solitario asilo, come dicevano gli antichi, ad illustrare la Chiesa Collegiata senza poter scendere o quasi nei sotterranei e nell’imbocco del Cunicolo che per quest’ anno rappresentava la novità gradita (almeno credo, stando sopra non ho potuto vedere le reazioni dei turisti) delle nostre visite. Con tutto rispetto per il luogo di Culto, che tra l’altro frequento da quando ero bambino che per me è quasi una casa, per un “connuttaro” rimanere su alla luce del sole è di sicuro una grandissima sofferenza, comunque con spirito di abnegazione e sacrificio, ho cercato di compiere il mio dovere verso quei tanti visitatori che hanno avuto la pazienza di
ascoltarmi. Allora, le date più o meno le ho memorizzate tutte: 1711-1723 la costruzione, 1725 la
consacrazione, i Papi anche, Innocenzo e Benedetto, e poi per fortuna erano entrambi XIII, come entrambi erano Giovanni Battista i due architetti, Contini (progettista) e Gazzale (direttore dei lavori), gli autori dei quadri degli altari, quelli no, non sono proprio riuscito a ricordarmeli, ma tanto erano autori minori, in fondo che glielo dicevo a fare. Le visite guidate seguivano senza sosta, specialmente la
domenica ed io andavo ormai in automatico o quasi, malgrado le minacce che avevo fatto a gli altri, ho raccontato una sola volta l’aneddoto dei fagioli del Papa, ho però più volte ripetuto quello sempre del Papa che definiva la nostra Collegiata una piccola San Pietro, ma la cosa che ogni tanto bloccava da un lato tutti gli automatismi, e dall’altro però rendeva la cosa più interessante era quando i visitatori diventavano interattivi e proponevano interventi e domande, che ovviamente spesso mi spiazzavano, visto che non potevo neanche contare del conforto storico di Vincenzo che era assente più che giustificato. Fortunatamente alcune visite dopo ho scoperto per l’intervento di un altro visitatore che la
bottega del Carracci era frequentata da allievi del calibro di Guido Reni, Guercino, Domenichino e così via. Nella speranza di poter guidare le prossime visite nel sottosuolo, certo di aver espiato nel frattempo tutte le mie colpe, vi saluto, senza ricordarvi ovviamente che in origine la chiesa era dipinta di bianco e di celeste e che la colorazione attuale è stata fatta negli anni 50… Ciao a tutti Emilio P.S. Ovviamente il quadro di Giotto non è nella nostra chiesa collegiata, (purtroppo), ma fa vedere come dovrebbe essere un quadro che rappresenta la presentazione di Maria al tempio.
|