18.01.12
La grande gioia
L'ombra che ho frugato ormai non
mi appartiene.
lo ho la gioia duratura dell'albero,
l'eredità dei boschi, il vento del cammino
e un giorno deciso sotto la luce terrestre.
Non scrivo perché altri libri mi imprigionino
né per accaniti apprendisti di giglio,
bensì per semplici abitanti che chiedono
acqua e luna, elementi dell'ordine immutabile,
scuole, pane e vino, chitarre e arnesi.
Scrivo per il popolo per quanto non possa
leggere la mia poesia con i suoi occhi rurali.
Verrà il momento in cui una riga, l'aria
che sconvolse la mia vita, giungerà alle sue orecchie,
e allora il contadino alzerà gli occhi,
il minatore sorriderà rompendo pietre,
l'operaio si pulirà la fronte,
il pescatore vedrà meglio il bagliore
di un pesce che palpitando gli brucerà le mani,
il meccanico, pulito, appena lavato, pieno
del profumo del sapone guarderà le mie poesie,
e queste gli diranno forse: «E' stato un compagno».
Questo è sufficiente: questa è la corona che voglio.
Voglio che all'uscita di fabbriche e miniere
stia la mia poesia attaccata alla terra,
all'aria, alla vittoria dell'uomo maltrattato.
Voglio che un giovane trovi nella scorza
che io forgiai con lentezza e con metalli
come una cassa, aprendola, faccia a faccia, la vita,
e affondandovi l'anima tocchi le raffiche che fecero
la mia gioia, nell'altitudine tempestosa.
Pablo Neruda
Quanti di noi, più o meno
impegnati, sono riconoscibili per quello che fanno? Specialmente
oggi, in un mondo così vuoto e duro, quante persone possono gioire
solo perché altre persone li sentono vicine ai loro problemi, alle
loro esigenze, alle loro sofferenze? Essere orgogliosi di sentirsi
dire “E’ un compagno” è essere riconosciuto per quello che fai, per
il tuo impegno quotidiano, per la vicinanza ai problemi della gente,
alle persone, ai più lontani, ai più deboli. Oggi che i valori non
hanno più valore, che le gioie sono ricercate altrove, mi è sembrato
che questa poesia dia il senso di cosa dovrebbe essere la vita di
ognuno di noi, il modo di vivere, il fare del bene per fare del
bene e gioire nel sentirsi dire “Era un compagno”.
Francesco Crocebella
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