08.12.07
Arrivederci Martin
di Emilio Annesi

   

Poco importa se sia stato, l’umano destino o la divina provvidenza, a seconda di come si vede la cosa, a portare Martino a Vignanello.
Fatto sta, che lui entrato in punta di piedi sul finire dello scorso millennio, ha saputo con le sole armi della semplicità e del sorriso conquistare l’animo, per sua natura diffidente, di noi Vignanellesi.
   
Spesso nei giorni in cui non avevo impegni lavorativi, andavo in Chiesa a vedere se c’era Martino e quasi sempre si finiva per andare a prendere un caffé o un aperitivo (a seconda dell’ora) in uno dei bar del paese, era praticamente impossibile che nel suo percorso non fosse stato fermato da almeno cinque o sei persone, che dovevano dirgli qualcosa, da un semplice saluto o dal condividere con lui, le condizioni di salute di un malato o i progressi di crescita di un bimbo.

   
Era sicuramente un sacerdote, ma prima di questo era per tutti i Vignanellesi quasi uno di casa, uno a cui confidare quelle cose che solitamente si tengono custodite soltanto ai parenti e agli amici più vicini.
Delle volte il suo volto perdeva per un po’ quel sorriso naturale, che nelle persone di colore è forse ancora più bello per il contrasto che si crea fra il bianco dei denti e lo scuro della pelle, e si faceva preoccupato, quelle volte era lui a condividere con noi i suoi timori e le sue preoccupazioni, in quella condivisione vera che per forza di cose non può essere soltanto a senso unico, ma bastava che vedesse passare un bambino che il sorriso subito gli tornava in volto.
"Questo è figlio mio" diceva di ogni bambino o giovane che vedeva, all’inizio la nostra cultura vignanellese, ci faceva commentare quasi con malizia questa sua affermazione, poi piano piano abbiamo capito, che il suo senso di comunità era molto più alto di quello che potevamo avere noi, per lui e per la sua cultura era del tutto naturale considerare sentirsi a casa e di casa con tutti i vignanellesi.
   

Ed in quest’ottica, anche se spesso è stato in disaccordo con lui, ha sempre considerato come un padre Don Luigi, e forse una delle sue preoccupazioni maggiori quando ha saputo della sua partenza, è stata quella di doverlo lasciare anziano e privato del suo aiuto.
   

Siamo sicuri che lui si farà vedere di nuovo da queste parti, un po’ meno sicuri ma almeno ci proveremo, di andarlo a trovare nella sua nuova missione di sacerdote, c’è già chi auspica che possa essere presto nominato Vescovo, o magari tra qualche anno anche Cardinale, ma per noi Vignanellesi credo che sarà sempre semplicemente un volto con un grande sorriso che ti diceva "Come facciooo!!!!!".

    
Arrivederci Martin