24.06.11
Agricoltura, il silenzio del governo
di Francesco Crocebella
Mentre attorno al cosiddetto “decreto sviluppo”
regna la confusione più totale, ci avviciniamo ad un periodo di
avvenimenti decisivi per la politica agraria europea.
Stanno per essere adottate una serie di scelte fondamentali per la
nostra agricoltura: il bilancio dell’Unione Europea 2014-2020, la
riforma della Pac dopo il 2013, il pacchetto latte, il pacchetto
qualità.
Come se non bastasse, incombono tante emergenze internazionali: la
volatilità dei prezzi agricoli, la crescita dei fabbisogni
alimentari, il negoziato Wto.
A Bruxelles, il dibattito su questi temi è molto vivo. I francesi,
particolarmente attivi, hanno emanato nel luglio 2010 una legge di
modernizzazione agricola, le cui proposte sono state trasferite a
livello comunitario. Il presidente francese Sarkozy ha portato
all’attenzione del G8 le questioni relative alle speculazioni sulle
merci agricole. I temi dell’agricoltura e dell’alimentazione, non
ultimo la crisi alimentare in Germania generata dall’epidemia di
Escherichia Coli, sono al centro del dibattito politico.
E in Italia? Nulla. Nessuna proposta, ministro assente, dibattito
inesistente. Sembra di muoversi nel deserto. Il Partito Democratico,
nel silenzio assordante della maggioranza e del governo, su questi
temi ha presentato ben tre mozioni parlamentari.
Qual è la proposta dell’Italia per la nuova Pac? L’ex-ministro Galan
ha prodotto a febbraio scorso un documento talmente generico da
risultare inutile. A Bruxelles si parla di stravolgere i pagamenti
diretti agli agricoltori, di portare gli aiuti agli olivicoltori da
un media di 800 euro per ettaro a 150 euro, gli aiuti ai produttori
di latte da una media di 1.000 euro a 150 euro per ettaro.
Il commissario europeo Ciolos ha annunciato che ad ottobre prossimo
saranno presentate le proposte legislative sulla Pac. La sfida è
aperta e, per i risvolti che potrebbe determinare sulle prospettive
future della nostra agricoltura, è importantissima.
Si sta decidendo il futuro del sostegno all’agricoltura di ben 7
anni. Il tema nuovo è il greening della Pac. Si parla anche di
agricoltori attivi, di tetti aziendali, di giovani agricoltori.
E l’Italia cosa propone? La Pac si sta orientando sempre più verso
il pagamento dei beni pubblici, l’agricoltura verde (greening) e il
contrasto ai cambiamenti climatici.
Nel greening della Pac, a Bruxelles, hanno inserito i pascoli
permanenti, il set aside ecologico, le rotazioni, le aree Natura
2000. Il ministro ha capito che il greening della Pac non si addice
all’agricoltura italiana? C’è da salvaguardare le risorse dei Psr
per il 2014-2020, nonché la nuova definizione delle zone
svantaggiate: una sfida aperta da giocare a Bruxelles. È necessaria
una proposta chiara e forte del governo italiano. Questo momento è
decisivo per il futuro del sostegno all’agricoltura italiana: ci
sono in gioco 6 miliardi di euro all’anno di risorse comunitarie.
L’inerzia fa sì che altri paesi si aggiudicheranno quote tali da
rafforzare le proprie economie così da rendere sempre meno
competitivo il nostro sistema agricolo, praticamente un suicidio.
Poi c’è il pacchetto latte e il pacchetto qualità. Sul latte, l’Ue
propone di risolvere il problema della volatilità dei prezzi con le
Organizzazioni dei Produttori, le Organizzazioni interprofessionali
e i contratti; sono strumenti che funzionano in Francia, ma poco in
Italia, soprattutto al Sud. Cosa propone l’Italia? Abbiamo una
realtà diversa dai paesi nordeuropei: in Italia abbiamo i Consorzi
di tutela, i formaggi tipici, le cooperative, le realtà produttive
locali. Il pacchetto latte, sul quale sta lavorando l’Unione
Europea, non si addice alla realtà italiana.
Siamo nell’assurda situazione che la politica italiana si sta
disinteressando anche di questo tema.
Forse non è un caso! Infatti in Italia, la maggioranza di governo è
impegnata a tutelare gli interessi economici di pochi amici
allevatori irregolari della Lega Nord, mentre a Bruxelles si discute
del futuro del mercato del settore lattiero-caseario; e l’Italia è
priva di una proposta che difenda gli interessi dei veri allevatori.
Sul pacchetto qualità, in discussione sia al parlamento europeo sia
al consiglio dei ministri agricoli dell’Ue, è fondamentale che
l’Italia si esprima. Il parlamento italiano ha approvato una legge
sull’etichettatura obbligatoria dell’origine. Bisogna avere la forza
e l’autorevolezza di difenderla in Unione Europea.
L’Italia deve svolgere una parte attiva a Bruxelles. Altrimenti sui
nostri agricoltori si abbatteranno sette anni di sventura. Grazie a
Berlusconi, Tremonti e Romano
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