22.11.08
Don Milani
di Vincenzo Pacelli
Quella
che segue è la trascrizione di una lettera scritta da don
Lorenzo Milani nel febbraio del '65. Me l'ha inviata per e-mail
qualche giorno fa Massimo Fornicoli e d'impatto mi ha messo paura la
lunghezza del testo, abituato come sono ormai sul web a leggere solo cose
brevi, veloci, flash. Poi ho iniziato a leggerla, tanto per vedere di cosa
trattasse, e non sono riuscito a fermarmi. Ho deciso di pubblicarla,
nonostante so che la maggior parte dei lettori di questo sito sono (come
me, del resto) abbastanza di corsa e difficilmente intraprendono la
lettura degli interventi più lunghetti. Non conosco a fondo la figura di
don Milani, questo suo scritto mi è stato molto utile. E credo possa
essere utile per far capire come si possa essere contro la Chiesa senza
per questo essere contro Dio, contro le gerarchie ecclesiastiche ma non
contro la religiosità, contro le intromissioni indesiderate del clero,
pur essendo credenti...
A chi ne avrà voglia, buona lettura.
Vincenzo
obiettore di coscienza
Lettera scritta nel febbraio 1965 da don Lorenzo
Milani
ai cappellani militari toscani che avevano definito l’obiezione di
coscienza
“una espressione di viltà” ed “estranea al comandamento
cristiano dell’amore”,
che gli costò un processo per apologia di reato,
che venne estinto per morte del reo,
deceduto di cancro ai polmoni a 44 anni, il 26 giugno 1967.
”Da
tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della
vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo. Avremmo però voluto
fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato
alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a
organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.
Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un
giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande
pubblicamente.
Primo perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri
ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di
pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci
dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.
Secondo perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la
portata, vocaboli che sono più grandi di voi. Nel rispondermi badate che
l'opinione pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si
contenterà né d'un vostro silenzio, né d'una risposta generica che
sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli
obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di
darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero
sfuggite cose non giuste.
Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste
divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri
allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il
diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri
i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla
Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi
eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che
anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella
scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono
orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e
vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero
e il voto.
Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le
giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate
anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro
idee pagano di persona. Certo ammetterete che la parola Patria è stata
usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi
dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando
occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.
Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo . È
troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé
non accettò nemmeno la legittima difesa.
Mi riferirò piuttosto alla Costituzione.
Articolo 11 - «L'Italia ripudia la
guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...».
Articolo 52 - «La difesa
della Patria è sacro dovere del cittadino».
Misuriamo con questo metro le guerre cui è stato chiamato il popolo
italiano in un secolo di storia. Se vedremo che la storia del nostro
esercito è tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete
chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che
dettava la loro coscienza. E poi
dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli
che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a
tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e
generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai
soldati. L'obbedienza a ogni costo?
E se l'ordine era il bombardamento dei
civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione
sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche,
chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per
semplici sospetti, le decimazioni
(scegliere
a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore
negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione,
l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di
manifestazioni popolari?
Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di
ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito
o avete taciuto. O volete farci
credere che avete volta volta detto la verità in faccia ai vostri «superiori»
sfidando la prigione o la morte? se siete ancora vivi e
graduati è segno che non avete mai obiettato a nulla. Del resto ce ne
avete dato la prova mostrando nel vostro comunicato di non avere la più
elementare nozione del concetto di obiezione di coscienza.
Non potete non pronunciarvi sulla storia di ieri se volete essere, come
dovete essere, le guide morali dei nostri soldati. Oltre a tutto la
Patria, cioè noi, vi paghiamo o vi abbiamo pagato anche per questo. E se
manteniamo a caro prezzo (1000 miliardi l'anno) l'esercito, è solo perché
difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la
sovranità popolare, la libertà, la giustizia. E allora (esperienza della
storia alla mano) urgeva più che educaste i nostri soldati all'obiezione
che all'obbedienza.
L'obiezione in questi 100 anni di storia l'han conosciuta troppo poco.
L'obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l'han conosciuta anche
troppo.
Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la
Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando
occorreva obiettare.
1860. Un
esercito di napoletani, imbottiti dell'idea di Patria, tentò di buttare a
mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti
c'erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per
l'appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche
piazza d'Italia un monumento come eroe della Patria.
A 100 anni di distanza la storia si ripete: l'Europa è alle porte.
La Costituzione è pronta a riceverla: «L'Italia consente alle
limitazioni di sovranità necessarie…». I nostri figli rideranno del
vostro concetto di Patria, così come tutti ridiamo della Patria
Borbonica. I nostri nipoti rideranno dell'Europa. Le divise dei soldati e
dei cappellani militari le vedranno solo nei musei.
La guerra seguente 1866 fu un'altra aggressione. Anzi c'era stato un
accordo con il popolo più attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per
aggredire l'Austria insieme.
Furono aggressioni certo le guerre (1867-1870) contro i Romani i quali non
amavano molto la loro secolare Patria, tant'è vero che non la difesero.
Ma non amavano molto neanche la loro nuova Patria che li stava aggredendo,
tant'è vero che non insorsero per facilitarle la vittoria. Il Gregorovius
spiega nel suo diario: «L'insurrezione annunciata per oggi, è stata
rinviata a causa della pioggia».
Nel 1898 il Re «Buono» onorò della Gran Croce Militare il generale Bava
Beccaris per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare.
L'avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra
davanti a un convento a Milano. Il Generale li prese a colpi di cannone e
di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il
privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta
con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che
volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci
fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a
casa a mangiar polenta. Poca perché era rincarata.
Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare «Savoia» anche quando
li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e
lontano che certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era
l'unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla peste del
colonialismo europeo.
Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di
imporci la Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca?
Siete di quei preti che leggono la Nazione ? Stateci attenti perché quel
giornale considera la vita d'un bianco più che quella di 100 neri. Avete
visto come ha messo in risalto l'uccisione di 60 bianchi nel Congo,
dimenticando di descrivere la contemporanea immane strage di neri e di
cercarne i mandanti qui in Europa? Idem per la guerra di Libia.
Poi siamo al '14. L'Italia aggredì l'Austria con cui questa volta era
alleata.
Battisti era un Patriota o un
disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di
Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare?
Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu
ottenuto con 600 mila morti? Che la stragrande maggioranza della Camera
era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E
se anche chiamava, non chiamava forse a una «inutile strage?»
(l'espressione non è d'un vile obiettore di coscienza ma d'un Papa
canonizzato).
Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma
l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se
i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con
l'Obbedienza «cieca, pronta, assoluta» quanti mali sarebbero stati
evitati alla Patria e al mondo (50 milioni di morti). Così la
Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e
divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria
allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente
e sulla bocca che la parola sacra «Patria», quelli che di quella parola
non avevano mai voluto approfondire il significato, quelli che parlavano
come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto
incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa).
Nel '36, 50 mila soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova
infame aggressione: Avevano avuto la cartolina di precetto per andar «volontari»
a aggredire l'infelice popolo spagnolo.
Erano corsi in aiuto d'un generale traditore della sua Patria, ribelle al
suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll'aiuto italiano e al
prezzo d'un milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che
volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello
sciopero, del sindacato, dei partiti, d'ogni libertà civile e religiosa.
Ancor oggi, in sfida al resto del mondo, quel generale ribelle imprigiona,
tortura, uccide (anzi garrota) chiunque sia reo d'aver difeso allora la
Patria o di tentare di salvarla oggi. Senza l'obbedienza dei «volontari»
italiani tutto questo non sarebbe successo.
Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche
dall'altra parte, non potremmo alzar gli occhi davanti a uno spagnolo. Per
l'appunto questi ultimi erano italiani ribelli e esuli dalla loro Patria.
Gente che aveva obiettato.
Avete detto ai vostri soldati cosa
devono fare se gli capita un generale tipo Franco? Gli avete detto che
agli ufficiali disobbedienti al popolo loro sovrano non si deve obbedire?
Poi dal '39 in là fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo
l'altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro
(Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia). Era una guerra che
aveva per l'Italia due fronti. L'uno contro il sistema democratico.
L'altro contro il sistema socialista. Erano e sono per ora i due sistemi
politici più nobili che l'umanità si sia data.
L'uno
rappresenta il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa
terra, libertà e dignità umana ai poveri.
L'altro il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa
terra, giustizia e eguaglianza ai poveri.
Non vi affannate a rispondere accusando l'uno o l'altro sistema dei loro
vistosi difetti e errori. Sappiamo che son cose umane. Dite piuttosto cosa
c'era di qua dal fronte. Senza dubbio il peggior sistema politico che
oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto escogitare. Negazione d'ogni
valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi e per i malvagi.
Negazione d'ogni giustizia e d'ogni religione. Propaganda dell'odio e
sterminio d'innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la Patria
del Signore dispersa nel mondo e sofferente).
Che c'entrava la Patria con tutto
questo? e che significato possono più avere le Patrie in guerra da che
l'ultima guerra è stata un confronto di ideologie e non di patrie?
Ma in questi cento anni di storia italiana c'è stata anche una guerra «giusta»
(se guerra giusta esiste). L'unica che non fosse offesa delle altrui
Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana.
Da un lato c'erano dei civili, dall'altra dei militari. Da un lato soldati
che avevano obbedito, dall'altra soldati che avevano obiettato.
Quali dei due contendenti erano,
secondo voi, i «ribelli», quali i «regolari»? È una nozione che urge
chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo per esempio quali sono i «ribelli»?
Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l'ingiusta guerra
che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a
ricacciare i nostri soldati. Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici
contadini o operai trasformati in aggressori dall'obbedienza militare.
Quell'obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un «distinguo»
che vi riallacci alla parola di San Pietro: «Si
deve obbedire agli uomini o a Dio?». E intanto ingiuriate
alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto
San Pietro.
In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li onora
permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di
sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro
se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione.
Del resto anche in Italia c'è una legge che riconosce un'obiezione di
coscienza. È proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo
terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi
e dei Preti.
In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si è ancora pronunziata né
contro di loro né contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati
dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili.
Chi vi autorizza a rincarare la dose?
E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s'è mai sentito dire
che la viltà sia patrimonio di pochi, l'eroismo patrimonio dei più?
Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei
profeti. Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star
dalla parte di chi ce li tiene.
Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere feriti
e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi da giovane
l'ha fatto. Più maturo condannò duramente questo suo errore giovanile.
Avete letto la sua vita?
Ma se ci dite che il rifiuto di
difendere se stesso e i suoi secondo l'esempio e il comandamento del
Signore è «estraneo al
comandamento cristiano dell'amore» allora
non sapete di che Spirito siete! Che lingua parlate? Come potremo
intendervi se usate le parole senza pesarle? Se non volete
onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete!
Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate:
Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni
divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le
divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia,
Libertà, Verità.
Rispettiamo la sofferenza e la morte,
ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni
fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un
aggressore e quella della sua vittima.
Se volete diciamo: preghiamo
per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda
d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria
calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano”.
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