24.03.09
I cani sono bestie feroci
di Massimo Fornicoli

Il Cane che la zoologia cataloga come familiaris, fu addomesticato in epoche antichissime dall’uomo per aiutarlo nella difesa ed ora soprattutto come animale da compagnia. La cronaca di questi giorni ce ne da una visione distorta. Una volta divenuto randagio, condizione dovuta all’uomo che dopo averlo adottato senza averlo iscritto all’anagrafe canina con tanto di microchip, un bel giorno decide che non gli serve più e lo butta per strada. 

Inizia così un lungo girovagare soprattutto di notte. Nel migliore dei casi incontra una nuova e definitiva adozione, oppure finisce sotto un’auto o se segnalato al Sindaco del luogo, viene portato in un canile dove può trovare un affidamento o rimane tra le gabbie talvolta in una specie di lager, come sono molti canili in alcune zone d’Italia. È qui che nasce la vera sciagura, stipati spesso denutriti, resi rabbiosi proprio dall’uomo si rivoltano in rarissimi casi contro di lui, quando il malcapitato ne incontri un gruppo, il branco per così dire, che anche nell’umano commette crimini di ogni sorta, e spaventato finisce per innescare una vera lotta. Spesso sono i canini che casualmente recidendo qualche importante ramo venoso, fanno accadere la tragedia; nel tentativo di fuggire ci si rende più vulnerabili, occorre mantenere la calma, chiamare al cellulare qualcuno e allontanarsi lentamente, così si riesce ad evitare un’aggressione violenta. 

Ancora una volta è colpa dell’uomo l’aver disatteso totalmente la Legge per il randagismo n.281 del 1991, se fossero state programmate le sterilizzazioni attraverso accordi tra ASL e Comuni non avremmo avuto questo aumento geometrico del problema, e da qui la spesa che molti Comuni non sono in grado di sostenere. Se si fosse provveduto ad un controllo capillare dei cani patronali, intendo applicazione del microchip, con un particolare riguardo ai periodi di calore delle cagne, con il ricovero presso strutture convenzionate per i venti giorni, ora in molti canili non saremmo al collasso delle strutture, che contengono il triplo del numero di cani legalmente stabilito per un tale spazio.

Ad arginare in parte tale situazione c’é lo strazio giornaliero di molte persone sensibili al problema, che nella speranza di poterli far adottare, si sono letteralmente incollate decine di cani trovatelli, le cosiddette “canare” ma anche in minor misura “canari” che in una sorta di follia da complesso del Salvatore non sanno fermarsi vendendo tutto ciò che hanno per sfamarli , riducendosi spesso anch’essi a barboni in cerca tra cassonetti dei supermercati qualche alimento ancora buono.