22.12.07

Solstizio a Falerii Novi


Come ogni anno, fra il 21 e il 22 di dicembre arriva, più puntuale del Natale, il solstizio d’inverno, vale a dire, il giorno con la più breve durata di luce e la notte più lunga (il totale fa sempre 24 ore).

E’ il giorno in cui il sole, a mezzogiorno (o giù di lì) raggiunge lo Zenit più basso sull’orizzonte, il giorno in cui il freddo e le tenebre sembrano aver preso il sopravvento, al culmine dell’inverno. In realtà, a partire da quello stesso momento le giornate iniziano ad allungarsi, preludendo alla primavera, che arriverà soltanto a marzo (il 21 marzo) con l’equinozio, quando la durata della luce diurna avrà recuperato terreno, eguagliando la durata della notte (da cui equi-nozio), che supererà nei giorni successivi, fino ad arrivare al 21 giugno (solstizio d’estate), quando la luce avrà ormai preso il sopravvento sul buio e da lì (essa ignara) inizierà a calare...

Ma non è che voglio fare un trattato di stagioni e astronomia, non sia mai, volevo solo inquadrare ed introdurre la breve narrazione di quanto accaduto stamattina, 22 dicembre 2007, in quel di Santa Maria di Falleri. Questo perchè stamattina, esattamente alle 12.10, il sole era allo Zenith ed era anche il solstizio d’inverno 2007 ed io e Ferdinando eravamo lì, in mezzo alla chiesa...

In verità, io e Ferdinando, già dalle 11.30 eravamo lì, nei pressi dell’antica cattedrale romanica, tutti in fervore per l’esperimento che da lì a poco avremmo approntato. Cerco di spiegarmi meglio: come forse non tutti sanno, non è raro che le chiese edificate nel periodo romanico presentino singolari relazioni strutturali con il passaggio del sole in determinati periodi dell’anno. Spesso si trovano fori, pertugi, feritoie o rosoni che ad un orario preciso, di un determinato giorno, vengono attraversati da un raggio di luce che va a proiettarsi, magari sull’altare maggiore, o al centro dell’abside, o su un’immagine scolpita sul capitello di una colonna... altro che la piramide di Cheope!

Naturalmente non c’è niente di misterioso in tutto ciò, semplicemente era consuetudine costruire gli edifici sacri in modo tale da far sì che nella data in cui ricorreva, magari, la dedica della chiesa (ad esempio il 15 agosto, assunzione della Madonna in cielo) un raggio di luce riuscisse a penetrare all’interno della costruzione e celebrare la ricorrenza illuminando l’immagine sacra, o un altro elemento importante. Quindi, niente di misterioso, ma rimane comunque affascinante, o no?... Beh, allora diciamo che per me e Ferdinando rimane affascinante, e a dimostrazione di questo, stamattina eravamo lì, già dalle 11.30. Doveva esserci anche Massimo, ma purtroppo non è potuto venire.

Ora, non è detto affatto, però, che tutte le chiese mostrino fenomeni di questo genere, in quanto non necessariamente tutti i costruttori possedevano conoscenze in proposito. L’unico modo per verificarlo (a parte mettersi a fare calcoli per niente affatto romantici) è trovarsi nel luogo in questione in delle precise date ed ore, in cui si ritiene che possa verificarsi qualcosa di interessante.

Una di queste date è, appunto, il solstizio d’inverno. E ora sarà a tutti chiaro per quale motivo io e Ferdinando eravamo lì, stamattina 22 dicembre 2007, alle ore 12.10, all’interno dell’ampia navata della stupenda chiesa di Santa Maria di Falleri.

In perfetta tenuta tattica, attrezzati di tutto punto, con bussola, per verificare l’orientamento della cattedrale, macchina fotografica e cavalletto professionale, per immortalare il momento risolutivo, occhi aguzzi, per scovare il più piccolo raggio di luce, tanto ottimismo, perchè in questi casi ce ne vuole sempre una bella dose, dicevo, appunto, io e Ferdinando eravamo lì, noi c’eravamo, attrezzati di tutto punto, con tanto di bussola, macchina fotografica, cavalletto e ottimismo, noi c’eravamo... il sole, no! Stramaledette nuvole.

Prossimo appuntamento, 21 marzo 2008, equinozio di primavera...


Vincenzo Pacelli