Questionario del Puzzoloso

Fabrizio
Bastianini
violinista, 
compositore,
direttore d'orchestra


40 anni

Viterbo

Emanuele
Pierosara

impiegato bancario,
chitarrista


32 anni

Vignanello

a cura di Massimo Mastrangeli

1. Cosa cerchi nella musica, e che scopo ha per te la musica?
In passato nella musica cercavo un mezzo di comunicazione tra me e gli altri, un canale che mi permettesse di trasmettere i miei sentimenti più profondi a chi mi stava intorno senza l’intromissione della parola. La musica non dice, dipinge; non parla con parole ma con sensazioni. Pur essendo divenuta la mia professione, il mio lavoro, resta per me il mezzo migliore per trasmettere impressioni, emozioni. E farmi conoscere.  Nella musica non cerco nulla in quanto è la musica che ha cercato me e mi ha dato l’opportunità di esprimermi anche grazie ad essa.
2. Musicisti si nasce o si diventa?
Parte si nasce, parte si diventa: è stato dimostrato che il talento esiste e che è necessario, così come una sana disciplina lo fa maturare e portare a compimento. L’uno non esiste senza l’altra. Musicisti penso proprio si nasca, poi però bisogna distinguere… c’è chi nasce con la dote meccanica di saper muovere le mani e le dita più velocemente di altri ma in questo caso si rischia di andare a suonare al circo… oppure c’è chi nasce con la sensibilità del musicista al quale basta il saper fischiettare per trasmettere emozioni… chi infine nasce con tutte e due… bè penso che potrebbe anche lasciare un segno!!!
3. Meglio attendere il conservatorio o mantenersi autodidatti?
Dipende. Un paragone con un’altra disciplina forse può essere d’aiuto. Si può disegnare da autodidatti ed esprimersi in maniera personalmente soddisfacente. Studiare le tecniche di disegno e pittura ti rende, ovviamente, più esperto e competitivo.  Se al conservatorio aggiornassero i programmi ministeriali e trovasse spazio anche l’improvvisazione (e non solo l’esecuzione), l’apertura alla fusione tra stili … insomma a tutte le cose che uno fa da autodidatta, sicuramente sarebbe tutt’altra cosa.
4. Quanto è importante il saper suonare uno strumento nell’apprezzamento della musica?
Moltissimo. Non è indispensabile per innamorarsi di uno stile o di un genere ma suonare uno strumento ti rende capace di apprezzare lo sforzo tecnico e, soprattutto, ti permette di fabbricare una “mappa mentale” di ciò che ascolti. Sono facoltà che difficilmente si acquisiscono con il semplice ascolto.
Qui si potrebbe stare a discutere anni senza
trovare una soluzione. C’è a chi servirebbe e
a chi no. 
5. Quando si dovrebbe iniziare a familiarizzare con la musica?
Di fatto si familiarizza immediatamente, volenti o nolenti, con la nascita e l’immersione nel mondo dei suoni, di cui la musica fa parte. Se ci si riferisce specificatamente alla pratica musicale, come esperienza diretta di creazione o esecuzione di musica, si può iniziare da esperienze di gioco verso i tre anni ma una vera e propria educazione musicale può essere avviata verso i sei, seguendo metodi che naturalmente non impongano al bambino sforzi eccessivi – né fisici né psicologici – e lasciando spazio alla sua creatività. Prima di nascere !!!
6. Credi nel valore educativo della musica?
Fermamente, così come in quello delle altre arti. Vi sono diverse maniere di apprendere; in questo senso la musica costituisce una forma di educazione globale dell’individuo, sia come cultura dell’ascolto, per divenire fruitori attivi di musica, sia per l’acquisizione di una disciplina interiore, di un metodo di lavoro. Tra l’altro è fondamentale in quei campi non adeguatamente coperti dalle altre discipline scolastiche, come la gestione delle emozioni e l’interazione con gli altri.  Assolutamente si.
7. Consiglieresti ai tuoi figli di esercitare la professione di musicisti da grandi?
Il mio consiglio è quello di intraprendere un’attività che gratifichi, alla quale dedicarsi a fondo, con tenacia, dedizione e fiducia verso se stessi. Questo è valido anche per la musica. Se è la loro decisione li appoggerò in quanto sono sostenitore dell’importanza di seguire e sviluppare le proprie inclinazioni. Certo, se vogliono fare i musicisti e abiteremo a Vignanello ben presto dovranno fare le valigie e andare altrove in quanto purtroppo è impossibile fare il musicista nella nostra provincia… regione… stato !!! (mi sono allargato troppo??? Spero di sì!!!)
8. La musica può avere un potere terapeutico?
Esiste una scienza apposita: la musicoterapia. È una disciplina paramedica che utilizza la musica come veicolo di interazione tra medico e paziente e come mezzo per raggiungere quei livelli psichici meglio accessibili attraverso questo canale sensoriale. È una disciplina la cui utilità ed efficacia sono state accertate da tempo. La musica HA valore terapeutico.
9. Parlaci di dischi o artisti che per qualche motivo hanno segnato la tua esperienza musicale.
Da bambino sentivo un vecchio disco di Richter che suonava all’organo il Preludio e Fuga in la minore di Bach e un’incisione dei concerti brandeburghesi diretti da Maazel. Con quei dischi, ancor più che con lo studio nozionistico, ho imparato cos’era una “fuga”, il basso continuo e il contrappunto. Da quel momento Bach è stato il mio segreto maestro. Non voglio essere banale ma davvero sarebbe troppo difficile rispondere a questa domanda con poche righe. Comunque vi lascio un elenco (l’ordine è casuale in quanto sono tutti allo stesso livello) di dischi o artisti che hanno lasciato un segno nella mia esperienza musicale:
- Guns ‘n Roses
- George Benson ( disco Breezin’ )
- Pink Floyd
- Deep Purple
- La SUITE ESPANOLA di Isaac Albeniz eseguita da Manuel Barrueco
- La partita BWV 1004 di J.S. Bach
Ecc… ecc… se siete curiosi chiedete in privato!!!
10. Cosa differenzia la musica “classica” da quella contemporanea o moderna?
Ecco una domanda alla quale non so rispondere. La musica classica è moderna e contemporanea come le altre. Io sono un musicista formatosi nell’ambiente della musica classica e sono ancora vivo e compongo; e vi posso giurare che quello che scrivo è musica classica! A parte gli scherzi, è brutto sentir dividere la musica classica dagli altri generi contemporanei (e più di una volta ho sentito dire che “la musica classica è morta”… terribile). Se la domanda si riferisce alle differenze tra il genere “classico” rispetto al “pop”, al “rock”, al “jazz” e così via, rispondo che i confini sono ormai tenui. Una differenza tangibile, più che nello stile, mi pare sul mezzo utilizzato per raggiungere il risultato musicale. Nella musica classica uno dei veicoli tra compositore ed esecutore era e rimane la scrittura, la notazione. Negli altri generi la notazione spesso è superflua (uno studioso li definisce “musica audio-tattile”) o, addirittura, un impedimento. Nessuna, come tutte le cose anche la musica ha seguito un’evoluzione, peccato che ultimamente le regole del mercato e la pigrizia della gente abbiano dato luce e ribalta a musiche ed interpreti di dubbio interesse e talento !!!
11. Quali opere musicali classiche e/o moderne ritieni imprescindibili
per il bagaglio culturale di ogni persona?
Per noi europei, perlomeno quelle dei grandi autori che hanno segnato la storia del mondo occidentale. Bach, Vivaldi, Mozart, Beethoven sono nomi che conosciamo tutti: basta sfogliare una qualunque pubblicazione musicale per rendersi conto di quali e quante opere fondamentali ci abbiano lasciato. Solo raccomando di non dimenticare gli autori del novecento come Ravel, Prokof'ev, Stravinskij nonché di informarsi sui compositori viventi. Impossibile ignorare, allo stesso modo, le straordinarie canzoni blues e jazz che tanto hanno influito sulla musica del novecento. Esistono infine autentici capolavori anche nel rock e nel pop, naturalmente, ed un elenco è davvero impossibile da stilare. Non mi sento di rispondere a questa domanda… il mio bagaglio è ancora troppo vuoto. Ci risentiamo tra qualche anno!!! Nel frattempo ascoltiamo tutti più musica possibilmente guidati dal buon gusto!!!
12. Quali artisti hanno più influenzato l’evoluzione o la storia della musica?
Difficile dirlo. I grossi mutamenti storici sono sempre congiunture di più elementi che convergono verso il cambiamento. In questo senso, nessun autore ne può rivendicare la paternità. Semmai la partecipazione. Un elenco non ha molto senso e lascerebbe fuori molti nomi importantissimi, sia nella musica classica sia negli altri generi musicali. Non risponde
13. In che rapporto poni la musica rispetto alle altre arti?
Sono tutte indispensabili. Sono personalmente legato alla musica e alla pittura ma non esiste arte che non valga la pena di essere approfondita. Non risponde
14. Per creare un fenomeno musicale è più importante il marketing o la qualità del prodotto?
Nel mio genere si bada quasi essenzialmente alla qualità. Personaggi minori lanciati sul mercato attraverso operazioni di marketing sono, perlopiù, musicisti di altri generi, spacciati per classici al grande pubblico. Il motivo? Per la gente ordinaria la musica classica rimane legata alle tradizioni; nell’immaginario collettivo è la musica dei teatri, del palcoscenico, dei velluti, dello smoking, degli strumenti acustici di legno pregiato e dell’oro degli ottoni. È anche la musica della disciplina, del lungo apprendistato. Il musicista di musica classica è un uomo che ha sottoposto mente e corpo a lunghi esercizi, con l’intento di divenire lui stesso icona e simbolo della musica. In altri generi viene, al contrario, data rilevanza all’aspetto di spontaneità del musicista, al talento che viene venduto come “innato”, presente alla nascita e mai coltivato, all’aspetto giovanile e un po’ sregolato. In alcuni casi, questi stessi connotati vengono esagerati e venduti al pubblico sottoforma di sogno collettivo: è il deprimente messaggio di molta televisione populista, che fa credere che in quattro mesi si possa diventare cantanti-ballerini-attori-compositori-strumentisti solo perché si ha “passione”.
I “travestimenti” sono all’ordine del giorno: un cantante di musica leggera con una voce leggermente impostata viene spacciato da tenore lirico o un cantautore da grande pianista virtuoso. Sono operazioni commerciali alla quale il pubblico non sa sottrarsi: sentire la stessa canzone cantata con il gruppo pop o con un’orchestra sinfonica – da un ordinario cantautore o da un pianista pseudo-classicheggiante – fa un effetto del tutto diverso. In fondo solo i musicisti di musica classica sanno distinguere il vero dal falso. Ma è una nicchia così ristretta che si può ben sacrificare. 
Che domande, il Marketing.
15. Cosa ne pensi della diffusione di materiale multimediale tramite il “peer to peer”?
Mi pare un fenomeno impossibile da arrestare, di cui prendere atto con intelligenza. Le esibizioni dal vivo rimangono comunque impossibili da trasferire da un computer all’altro e sono uno degli aspetti più belli ed insostituibili della musica: l’interazione tra il musicista ed il suo pubblico crea una “magia” irriproducibile. È stata davvero una svolta, poter condividere tutto, trovare brani di artisti sconosciuti apprezzare musica nuova. Che centra, è più economico scaricare i dischi piuttosto che comprarli, però non dimentichiamoci che il Cd originale è tutt’altra cosa quindi, chi ama la musica i Cd originali se li compra.
16. Quale impatto ha la tecnologia sulla musica?
Dipende dall’uso che si fa della tecnologia. Ogni strumento musicale è un miracolo di ingegneria (per dirne una, per secoli l’organo a canne delle cattedrali era considerato una delle opere ingegneristiche più raffinate ed importanti della città). L’unico problema che si può presentare è la leggerezza con la quale ci si avvicina agli apparecchi elettronici in ambito musicale. Per ogni attività è necessaria competenza e la tecnologia semplifica ma non si sostituisce ad una sana disciplina. Vi sono in giro troppi prodotti musicali scadenti a causa dell’intromissione di personale non qualificato. Un impatto fortissimo, sia positivo che negativo naturalmente. Se da una parte ha aperto i confini della sperimentazione sonora, della registrazione, della distribuzione, dall’altro ha contribuito alla proliferazione di materiale mediocre e musicisti allo sbaraglio ( “Pianobaristi” col lettore midi e la “pianola” spenta).
17. In un brano musicale, dai più importanza al testo o alla musica?
Lo dice il termine (altrimenti dicevamo “brano testuale”). Innegabilmente però, in molte produzioni, il testo è un veicolo di significati che si affianca alla musica fino a divenirne parte integrante ed inscindibile. A volte il testo assume una rilevanza maggiore della musica stessa. Vi sono moltissime possibilità, tutte ugualmente interessanti. Di solito ho sempre dato più importanza alla musica, però anche il testo è importantissimo, anzi direi fondamentale, soprattutto per il fatto che chi non è musicista (quindi la maggior parte delle persone) dà più importanza al testo quando ascolta una canzone. Comunque un buon testo associato ad una bella melodia ci regalano un risultato immortale.
18. Esiste qualche aspetto della musica che non ti piace?
Nessuno. Della musica no… ma l’arroganza diffusa di chi la fa si, soprattutto delle persone degli ambienti accademici e di quei papponi che camuffandosi da produttori giocano con le emozioni e le speranze di tanti ragazzi.
19. Che posto ha o dovrebbe avere la musica nell’insieme delle tradizioni di un popolo?
Quello che in effetti ha: insostituibile. La nostra storia può essere rivissuta attraverso le opere musicali del passato nondimeno che con i capolavori dell’arte figurativa. Anche la musica di oggi fa parte di noi, e andrebbe quindi compresa meglio attraverso uno studio più serio: a fronte del consumo quotidiano di musica, sia in ascolto consapevole che “passivo”, quasi nessuno ha una preparazione di base adeguata né conosce, se non molto superficialmente, la musica nella sua evoluzione storica. In Italia la maggior parte della popolazione sente la musica ma non la ascolta, ne beneficia solo con superficialità. Ha un posto di primo piano, non esiste un popolo senza la sua tradizione musicale, anzi è proprio grazie alla musica ed ai canti cosiddetti popolari che si è tramandata la storia di tanti popoli.
20. E’ possibile che la musica “finisca”?
Le note sono sette, i suoni nella musica occidentale sono dodici. Per quanto la materia sonora non sia quindi illimitata, le combinazioni sono inesauribili perché la creatività non si arresta. L’uomo è un essere musicale. Ne ha un bisogno quasi maniacale e farà uso di tutte le sue energie per combinare tutto ciò che conosce in nuove ed interessanti creazioni. No, la musica non finirà. Anche quando l’ultimo uomo scomparirà dalla faccia della terra ci sarà sempre il vento che col suo soffio canterà nuove melodie raccontando quello che c’è stato e quello che verrà.

- 02.03.09 -