Valencia
di Emilio Annesi

La parte antica di Valencia devo dire non mi ha entusiasmato, alcuni monumenti notevoli e il resto una varietà di stili ed epoche quasi ammucchiate assieme senza una logica precisa, forse a memoria delle numerose dominazioni subite.

I monumenti più antichi tutti stranamente ben ripuliti e restaurati, quasi da farli sembrare finti. Sicuramente da vedere la Cattedrale con una facciata che mi ha fato venire in mente non so perché Lecce e la Lonja l’antico mercato della seta, un edificio in stile gotico divenuto patrimonio dell’ Unesco, peccato che i pannelli dell’ esposizione all’ interno non ne fanno a mio avviso ammirare tutta la struttura nella sua globalità, e anche qui tanto per fare paragoni, mi è venuto in mente lo scriptorium (non ho fatto studi classici spero di non aver sbagliato) dell’ Abbazia di San Martino al Cimino, una piccola Lonia nostrana.

La parte moderna mi ha sicuramente colpito di più, la città delle arti e delle scienze ti colpisce e ti affascina già da quando la vedi dall’ alto mentre stai atterrando, la particolarità e la complessità delle strutture ti prende prima nell’ insieme, ma ancor di più nei particolari e nelle prospettive che può creare, il contrasto tra il bianco delle strutture e il cielo genera sicuramente, almeno per chi riesce a vederle, delle istantanee umiche.

La paella
La più grossa delusione della vacanza, non tanto perché non fosse buona, credo proprio di si, ma perché per una serie di motivi non siamo praticamente riusciti quasi a mangiarla, infatti ne ho mangiato solo una porzione nel self service dell’ oceanogràfic perdipiù nella versione di terra, quella per capirci con pollo e verdure. 
Quasi mi vergogno a dirlo, pensavo di tornare da Valencia in preda ad un’overdose da paella, ed invece ho consumato l’unica cena della mini vacanza nella pizzeria “la vita è bella” dove però ad onor del vero dopo un’ eccezionale mix di salumi e formaggi più o meno italiani, ho mangiato una delle più buone pizze consumate fuori dal suolo italico, ma con l’inconveniente scoperto aimè solo nel cuore della notte di una pasta poco lievitata, che mi ha costretto a subire, diverse ed acute crisi di sete.

L’ oceanogràfic 

Visto che l’ho già citato ne parlo ora, credo che da solo valga la visita nella città, non ho mai visitato l’acquario di Genova e quindi non ho termini di paragone però ne sono rimasto entusiasta, forse ho ritrovato per qualche ora lo spirito di quando bambino mi hanno portato per la prima volta al giardino zoologico (l’attuale bioparco) di Roma.

La Coppa America
Non poteva mancare una visita al quartier generale della coppa america, una porzione del porto di Valencia dove ci sono le basi operative delle barche partecipanti alla competizione.
In realtà le barche erano quasi tutte in manutenzione coperte da dei grossi tendoni che impedivano di farne vedere la parte inferiore dello scafo, l’unico incontro ravvicinato lo abbiamo avuto con il team cinese, non so quante possibilità avrà di vincere qualche gara, ma in ogni caso lo scafo giallo con il dragone rosso (a parte l’abbinamento di colori che non amo per evidenti ragioni), suscita sicuramente simpatia.

Emozione Ryanair
Il viaggio si è concluso con una piccola emozione che ci dato la Ryanair, mia compagnia aerea di fiducia (almeno sino ad ora), eravamo prossimi all’ atterraggio, in cabina come prassi le luci spente, per istinto mi sono avvicinato all’oblò, vedere Roma illuminata è sempre uno spettacolo.
Le case e le strade si facevano sempre più vicine, un paio di virate e si sono cominciate ad intravedere le luci della pista, di fianco qualche aereo parcheggiato e gli hangars dell’ Aeronautica, mancavano pochi metri prima di toccare terra, come al solito mi sono sollevato dal sedile nel tentativo di attenuare l’impatto con il terreno, (una volta in scozia ho preso un discreto contraccolpo e quindi preferisco evitare), l’aereo ha emesso una strana accelerazione ed invece di toccare terra, quando credo non saremo stati a più di tre o quattro metri, e ripartito verso l’alto, il comandante del veivolo, ha emesso qualche suono indecifrabile in quell’ inglese strascicato che caratterizza tutti i comunicati dalla cabina di pilotaggio della compagnia irlandese.

Abbiamo fatto un giro abbastanza ampio, si sono visti chiaramente san Pietro, lo stadio olimpico e la Farnesina, per poi tornare verso sud, ho visto infatti molto bene la Basilica dei Santi Pietro e Paolo all’ EUR, poi di nuovo verso il basso, di nuovo le case e le strade si facevano più vicine, esattamente le stesse case ed esattamente le stesse strade, con la stessa angolazione e la stessa distanza dal suolo, è stato come rivedere di nuovo una scena filmata solo qualche minuto prima, questa volta l’atterraggio è stato normale, accolto con l’applauso liberatorio dei passeggeri, in quei minuti credo che ognuno di noi abbia fatto le ipotesi più disparate, un aereo sulla pista, un avvicinamento errato o perfino un carrello che non si è aperto, chissà, nessuno ce lo ha comunicato, ma visto che è andata bene, credo non sia meglio indagare ulteriormente.