18.04.10 C’è
un posto nel mio paese, da dove ho sempre amato affacciarmi, e più
precisamente dal muretto posto all’inizio di Corso Garibaldi, che a
Vignanello è chiamato da tutti “d'i'pponte 'a funtana”, da lì in
senso orario dopo la splendida fontana detta Barocca, bisognosa ahimè
di un urgente restauro, si può osservare uno degli scorci più belli
del paese, quell’insieme di tetti, muri, archi, rupi di tufo e
scalinate che si arrampicano, che è tutta la zona per capirci di San
Giovanni, spostandosi sempre come farebbero le lancette di un orologio,
si può vedere l’abitato di Vallerano con i suoi campanili e poco più
a destra si presenta imponente sagoma del Monte Cimino, che muta di
colore e di aspetto a seconda delle ore del giorno, per arrivare al suo
massimo splendore in corrispondenza del tramonto che lo vede di solito
incorniciato da fantastici giochi di luce. Girando
ancora con lo sguardo la costa risalita tante volte da bambino, e ancora
avanti di qualche minuto sull’ ipotetico quadrante si apre
l’orizzonte con la vista lontana degli Appennini che da piccolo mi
evocavano storie di lupi e di orsi, sentite chissà dove. Sporgendosi
un pochino dal muretto la splendida vallata, con quel gioiello
architettonico della Chiesetta della madonna del Pianto, in questa
fantastica terrazza sono solito da sempre soffermarmi qualche istante,
appena ne ho l’occasione e anche se per poco mettermi in pace con me
stesso e con il mondo grazie alle emozioni che da sempre quella vista mi
ha suscitato! Ma
oggi purtroppo passando di là mi chiedo: “MA
COME CAVOLO |