01.10.08
25.10.08 Forse non sarà la parola definitiva, ma credo che quella che vi sto per illustrare sia la prima ipotesi plausibile riguardo alla razza del cagnolino con il quale il principe era solito farsi ritrarre e del quale ha fatto riprodurre il muso in diversi elementi architettonici e decorativi della chiesa collegiata. Non è assolutamente farina del mio sacco, anzi, devo ringraziare uno dei visitatori romani che oggi pomeriggio ho accompagnato all’interno della chiesa collegiata. Io stavo illustrando, come al solito (ed Emilio sa bene di cosa parlo) le due mensole che sostengono il balconcino da cui fece la sua predica papa Benedetto XIII il 4 novembre 1725, terminanti con foglie d’acanto che al centro portano intagliato il musetto del cagnolino in argomento (vedi foto). Tutti a chiedersi di che razza fosse ed io, come sempre, a rispondere che non si sapeva esattamente ma che poteva trattarsi di un pechinese, di un barboncino o di uno yorkshire... Ad un tratto uno dei visitatori esordisce e mi fa: “Probabilmente era un Bolognese”. Io all’impatto non so se mi sta prendendo in giro, magari in virtù del fatto che i Marescotti erano di origine bolognese, o se dice seriamente. Lui prosegue con espressione seria, argomentando che questa specie era molto gradita dalle famiglie nobili del ‘700 per le sue doti di buon cane da compagnia e soprattutto perchè aveva un buon odore e poteva esser portato in braccio dalle dame. Inutile dire che appena arrivato a casa mi sono fiondato sul web ad indagare. Ebbene, il visitatore romano non stava affatto scherzando: il Bolognese è una delle razze naturali autenticamente italiane, il cui probabile progenitore è il cane di Melita, cioè di Malta, molto ricercato già dalle dame romane e dalle matrone, come riferito da Cicerone, Strabone e Plinio il vecchio. Basta dare uno sguardo ad alcune foto per rendersi conto che è del tutto simile al cane del Signorino. Altro che pechinesi, barboncini e yorkshire... Bolognese era! L'origine
del Bolognese si fa dunque risalire ad un antico incrocio tutto
italiano, perchè Bologna è l’area di origine, tra Maltese e il
Barbet nano. Profumati ed infiocchettati, acconciati sovente "en
lion" per accentuare il pelo quasi leonino, non mancavano mai ad
una dama di un certo rango. E così il Bolognese, spesso accomunato al
simile Bichon a poil frisè, come e più di altri cani da compagnia legò
la sua esistenza alle corti ed alla nobiltà: soprattutto alle corti di
Bologna e di Ferrara presso gli Estensi. E’ documentato il dono di una
coppia di Bolognesi del duca d’Este a Filippo II di Spagna nel XVI
secolo. E
Cosimo de’ Medici in viaggio d’affari a Bruxelles,donò a personaggi
influenti della città Bolognesi. E ancora Caterina Il
Tiziano e il Goya lo hanno spesso ritratto in compagnia di dame nei
salotti e nelle corti dell'epoca e quando cominciò il declino dell'alta
borghesia, la razza rischiò quasi l'estinzione. Agli inizi del 900
alcuni allevatori italiani hanno deciso di salvare il Bolognese e
stabilizzarne la razza. Tiziano. Federigo Gonzaga, Duca di Mantova. Se vi volete sbizzarrire
e guardare un po’ di foto di Bolognesi, per riscontrare la somiglianza
con il cagnolino del principe: Ma potete vedere anche alcuni video su Youtube, basta cercare. A presto, Vincenzo
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