19.08.07 “Riguardo al
personaggio Aleso mi è sufficiente riportare alcune delle infinite
citazioni storiche [ Ovidio, Amores. III, xii, 31 sgg.; Fa. IV, 73 sg.;
Virgilio, Aen. VII, 723; Servio, ad Aen. VII, 695. cfr. DEECKE, 14 sg.;
De SANCTIS, Storia dei Romani, I, 106 sg.; PETTAZZONI, St. Etr. XIV,
1940, 170 sg.; TORELLI, 34 sgg.]. Per il resto cerchiamo di arrivarci
per gradi. Molti studiosi
affermano, basandosi su varie testimonianze storiche, che la datazione
della famosa guerra di Troia possa essere fissata intorno al Lo
stesso autore data, circa due anni dopo la caduta di Troia, la
fondazione di Lavinio ( Come per un
apparente controsenso, si apprende dalla versione latina, che Enea fondò
Lavinio al secondo anno dalla presa di Troia (Dion. Hal. I, 63, 3), sposò
Lavinia dopo la fondazione di Lavinio (Dion. Hal. I, 60, 1) e morì
al settimo anno dalla conquista di Troia (Dion. Hal. I, 65,1). Sempre dalle antiche
cronache che ci sono state tramandate possiamo datare la partenza di
Aleso da Micene, successivamente all’assassinio di Clitemnestra. “Il
terribile delitto di Agamennone non restò però impunito: otto anni
dopo Oreste, il figlio del re assassinato, si vendicò uccidendo a sua
volta Egisto e l'infedele Clitemnestra.” In sostanza è
facile dedurre che le guerre che videro la città di Troia protagonista
sono in realtà due. La prima, sicuramente più famosa, fu tramandata ai
posteri grazie all’opera di epici narratori. La seconda sicuramente
meno nota emerge solo dal confronto di alcune note antiche con le più
recenti scoperte archeologiche. Entrambe comunque ci sono utili per
fissare alcune tappe fondamentali della vita del nostro eroe Aleso. In
base a quanto esposto è possibile stabilire la seguente scansione
cronologica: 1243-1233 guerra di
Troia 1230 ritorno a
Micene 1222 uccisione di
Clitemnestra 1181 morte di Aleso
narrata da Virgilio Una successione di
eventi che ci induce a pensare un Aleso pressappoco ventenne mettere
piede sul pianoro sommitale del colle Molesino e morire nella guerra,
come narrato da Virgilio, alla soglia dei sessant’anni. Per quanto riguarda
il termine Iuna e le sue varianti, l’ultima che mi è capitata davanti
agli occhi, in ordine cronologico si riferisce a Veio in cui si
ricordava un re Iuneo Morrius o Mamorrius discendente di Halesus
fondatore di Falerii (Servio, ad Aen. VIII, 285). Ho fatto molto
affidamento sulle notizie dateci da Dionigi d’Alicarnasso su
un’origine pelasgica di Falerii e sulle affinità culturali e
religiose fra Argo e la città falisca [Dionigi I,21]; tuttavia
recentemente l’Altheim [In Der Ursprung der Etrusker, 1950, 20, 29, 35
sg.] ha collegato i dati della tradizione nella visione complessiva
della più antica colonizzazione greca in Italia a cui egli applica
l’aggettivo “pelasgica” [ egli si appoggia anche sull’opera di
vasai greci in Falerii, testimoniata fra 1850 e 1800 (almeno secondo il
Blakeway in Bull. Soc. Arch. XXXIII, 196 e nel 3. R. 5., XXV, 1935, 130
sgg. e 146): questa testimonianza è sicura per il Frederiksen e il
Perkins (p. 130). Particolarmente importante mi sembra quindi anche a
questo riguardo il ritrovamento piuttosto frequente, nelle necropoli
dell’Agro Falisco, di «Schnabelkannen» di aspetto molto arcaico e
troiano (Bosch-Gimpera, Le relazioni mediterranee post-micenee e il
problema etrusco, St. Etr. III, 1929, 24)]. Il PISANI, nella
comunicazione tenuta al VI Convegno di Studi Etruschi, ha supposto in
falisco forti influenze umbre — solo in parte documentate — per cui
questa lingua potrebbe aver servito da tramite a fenomeni « italici »
riscontrabili nel latino volgare; giudizio del resto condiviso dal
BONFANTE, che crede debbano riportarsi all’italico e quindi al latino
volgare importanti elementi grammaticali falisci. Queste, solo alcune
citazioni per giustificare il motivo per cui “ho osato” tradurre col
latino volgare (arcaico) il termine IVNIANELLVM.” Il seguito nelle
prossime puntate. Ora mi voglio godere qualche altro scampolo di agosto.
Comunque avrò modo di accompagnare ogni affermazione fatta con
citazioni storiche documentate. A presto! parte II Per quanto concerne
il contesto storico. 21.08.07 Prima
di riportare alcune delle note della parte III, vorrei fissare 4 punti: 1)
Mi si accusa di non aver messo negli articoli i riferimenti
bibliografici; colgo l’occasione per ricordare che l’articolo
giornalistico si differenzia sostanzialmente dalla trattazione
scientifica. Se avessi messo nell’articolo tutti i riferimenti, avrei
accontentato qualcuno - addetti ai lavori - ma non l’avrebbe letto
nessuno altro! 2)
La mia non è una provocazione in senso scherzoso, come qualcuno ha
affermato; la mia provocazione ha l’intento di rinvenire segmenti di
storia noti ad altri che non ho avuto modo di reperire; oppure,
informazioni che potrebbero diventare preziosi tasselli del puzzle:
perchè pur non essendo uno storico mi sono reso conto che la
ricostruzione storica è fatta dall’accostamento di infiniti dettagli.
3)
A proposito dei condotti scavati da trogloditi: agli inizi del ‘900
nello spiazzo dinanzi alla vecchia caserma (via IV Novembre) c’erano
due cisterne scavate nel terreno che attingevano acqua raccolta dai rivi
che scorrevano in basso grazie a dei condotti che consentivano il
principio dei vasi comunicanti. Ho avuto la fortuna di vedere le foto
che le ritraggono; C’È TUTTORA CHI NE È IN POSSESSO! Inoltre,
all’interno dei locali della Cupa ci sono canali, che vanno in alto
verso il pianoro sommitale del Molesino, scavati nel tufo, del diametro
di 60- 4)
Il termine IVNA, come esporrò più avanti, negli scavi eseguiti a
Vignanello risulta, tra le epigrafi rinvenute, con una frequenza
notevole: SAREBBE ASSURDO PENSARE CHE TUTTI SI CHIAMASSERO ALLO STESSO
MODO! Ed
ora veniamo a IUNA e le sue
derivazioni. Dal
testo “La lingua falisca” di Gabriella Giacomelli pag. 90 A
Falerii Veteres (C. Castellana) vennero rinvenute queste due epigrafi: TULO.P(
)/.IUNEO
TULLUS P. /IUNAE FILIUS Secondo
la convenzione etrusca e poi romana: il prenome e un gentilizio (in gran
parte perduto); nel secondo un patronimico. Bibl.: THULIN, n. 29; VETTER,
n. 306. E
sempre a C. Castellana: (CIE
8251) Frammento di tegola sepolcrale da Villa Giulia. Le lettere sono
dipinte in rosso su intonaco. CELA/IUN(
)
CELLA IUNE La
lettura appare incerta; la e è del tipo corsivo. Lo
Herbig vede in cela un cognome e completa IUN nel patronimico IUNEO. Si
potrebbe invece pensare all’appellativo seguito dal genitivo del
personale IUNA. (CIE
8287-8288) Pietre tufacee rotte in due parti, ora a Villa Giulia. Le
lettere sono scolpite. IVNA
IVNA Appare
la scritta IUNA per due volte, in posti distinti, ed il resto è andato
forse perduto. Bibl.:
VETTER, n. 315 e 316 sostiene che possa trattarsi di un luogo di
provenienza. L’archeologo
Gamurrini che a Roma incontrò il viterbese Francesco Orioli e ne seguì
le lezioni di epigrafia etrusca arrivò nei suoi appunti a una
considerazione: “forse
il patronimico IVNA identifica in talune genti un luogo di origine
identificato come il luogo di Giunone.” Quello con Orioli fu
un incontro fecondo; lo scienziato viterbese suggerì al giovane
studioso aretino un importante orientamento metodologico, quello di
annotare i risultati delle ricerche su schede organizzate per argomento;
si trattava, in
nuce, dello “schedario Gamurrini”, che curò
nel corso dell’intera esistenza. Pubblicò la parte delle ricerche
dedicata all’agro falisco in “Monumenti Antichi dei Lincei”;
nel 1897 compilò l’indice
dell’opera monografica sull’Agro Falisco e Capenate e lasciò molti
interrogativi sull’Ager Iunias. Mentre
a Corchiano – Puntone del Pero - venne rinvenuta dall’archeologo
Guidi (CIE 8344-8352) la seguente epigrafe su una tegola sepolcrale da
una tomba scavata nel 1831, conservata adesso nel magazzino del Museo
Gregoriano in Vaticano. L’iscrizione ha lettere dipinte in rosso su
intonaco L’iscrizione
si distacca dalle altre per la direzione destrorsa, la grafia e la
lingua essenzialmente latine. IUNEO.HE:CUPAI/CARCONIA Altre
scritte furono rinvenute in tale località ( “La lingua falisca”
pag. 99 di G. Giacomelli): Tracciata
sulle due facce in caratteri falisci sinistrorsi, con vernice
giallastra; nelle altre si hanno invece caratteri latini dipinti in
bianco (104) e adesso quasi svaniti (105) (v. Tav. X). I)
a)
IVNA
IUNA b)
IVNA II) (
)uo.nel( III)
(
)a.neln( )///uxo.ohix( ) IV)
(
)nea. xa/[u]xor ia. /ma.oxcinx Mentre
nella I il tracciato occupa la parte centrale della tegola, nella II
esso scorre lungo il margine superiore, lasciando vuoto lo spazio
restante. Mancano presumibilmente due tegole, una precedente, una
seguente, per completare l’iscrizione. Il frammento che contiene Il
frammento che contiene Dal
punto di vista della grafia dobbiamo notare nella I a il tipo della a «
a bandiera », cioè incompleta nell’ultimo tratto inferiore,
arrotondata. Una linea in più nella n è da ritenersi casuale. Nella II
si nota il tipo λ della l, che ritorna anche nella III e ricorda
quello della 121 VII e VIII; la e è normale, come nella III, mentre
nella IV si nota la forma corsivo. Nella IV la grafia è piuttosto
sciatta. Diverso nella prima e nella seconda parte appare il tipo della
a, dapprima stretto e con tratto congiungente, poi largo con tratto
appoggiato a destra. Anche la m è piuttosto ampia. In
quel di Vignanello il termine IVNA, o sue varianti, al contrario di
altri siti è molto frequente (riscontro operato sia dal Vetter, Nogara
e dal Gamurrini). Il MERCKLIN (St. Etr. IX, 1935, 317 sg.) arriva a
definirlo un termine locale per le innumerevoli volte che lo annota
negli appunti; molte delle quali, sbiadite nel tempo, sono conservate
nel magazzino del Museo Gregoriano in Vaticano, di queste (rinvenute a
Vignanello) le più significative al nostro scopo: IVN.VM IVNAE.LVM Non
oso tradurle, provateci voi! Nel
testo “La lingua falisca” della Giacomelli, a pag. 105, inizia la
rassegna delle epigrafi rinvenute a Vignanello (dove il termine IVNA è
quasi una consuetudine, talvolta come gentilizio e talvolta come
patronimico; anche se non sappiamo molto circa la successione dei nomi e
spesso ci aiutiamo con la tradizione romana o tardo etrusca.) Territorio
di VIGNANELLO - Presso la strada per Vallerano. Seguono
epigrafi su tegole di una tomba a camera con numerosi loculi, adesso a
Villa Giulia (tranne quelle delle iscrizioni V e IX, riportate
recentemente a Civita Castellana). Le iscrizioni sono dipinte, alcune in
rosso (I, II b), altre in bianco. b)
iunavelmineo/titio
Iuna Volminaeus Titi /. X)
tito velmineo:iun/ai(.)
Titus Volminaeus Iunae (112)
Di queste iscrizioni non ho avuto che notizie indirette, ma precise,
grazie alla gentilezza dell’Assistente sig. Bracci. (113)
Nella Il e nella IV la o finale di velmineo è posta sotto la ultime
lettere per mancanza di spazio.
Ora
sono stanco, alla prossima puntata. A presto. Terzo Clementi |