Pochi vignanellesi conoscono la chiesina di San Lorenzo, posta nella località di campagna a cui dà il nome, a sud di Vignanello, in direzione di Fabrica di Roma. Io stesso ho avuto l’occasione di visitarla soltanto poco più di un anno fa, durante un’escursione presso l’abitato rupestre di Cacapalacci, accompagnato dall’esimio presidente della locale sezione del GAR (Gruppo Archeologico Romano) Fulvio Ceccarelli. La chiesina è da molti anni ridotta ad un rudere, il tetto è completamente crollato, gli intonaci sono andati persi quasi completamente e soltanto una cornice in stucco sulla parete di fondo sembra voler ricordare che un tempo lì c’era un qualche affresco, anch’esso ormai irrimediabilmente perso, con ogni probabilità raffigurante San Lorenzo. Le uniche poche notizie disponibili su questa costruzione sono su un vecchio manoscritto di fine ‘800, che cito: “Chiesa di s. Lorenzo M. fabbricata circa il 1690. appartenente a Casa Ruspoli. Sospesa”. Nella lista delle quattordici chiese presenti nel territorio di Vignanello, fra urbane, suburbane e rurali, elencate dall’autore del manoscritto, quella di San Lorenzo martire è l’unica ad essere indicata come sospesa, a significare che già alla fine dell’800 non era più officiata, e forse già in stato di abbandono. Ma pochi vignanellesi sanno che a Vignanello c’è anche un’altra chiesa dedicata a san Lorenzo martire, edificata all’inizio del XX secolo (1915) insieme al monastero delle suore di clausura, grazie ad un lascito di due sorelle, Clementina e Giacinta Gionfra, desiderose di impiegare le loro sostanze per opere benefiche (fonte: Cesarina Santocchi Pacelli. Vignanello dall’inizio del Novecento all’avvento del Fascismo. Agnesotti. Viterbo 1987, pag. 215). Ai più è nota semplicemente come ‘a chiesa ‘e moniche rinchiuse, o delle monachelle, e si trova al Molesino, di fronte all’edificio delle scuole elementari, rimane un mistero come mai sia stata intitolata allo stesso santo della dimenticata chiesina di campagna... Vincenzo Pacelli
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