20.08.07 Le lamine di Pyrgi sono tre lastre in oro con iscrizioni in fenicio (una) ed in etrusco (due). Sono state ritrovate a Santa Severa (Pyrgi per gli etruschi) nel 1964 e risalgono agli inizi del V secolo a.C.. Tutte e tre le lastre riportano un testo che è stato tradotto quasi interamente e con pochi punti oscuri. In poche parole, si narra di un certo Thefarie Velianas, indicato nella lamina in fenicio come “re di Caere” (attuale Cerveteri), il quale fa un omaggio alla dea Giunone. Il testo è molto breve e non sono riportati altri nomi oltre a quello del re e della dea alla quale viene fatto onore. Tutti gli studiosi concordano su questa traduzione e gli unici, piccoli, diverbi riguardano singoli termini, che potrebbero avere diverse traduzioni, ma non stravolgerebbero il senso generale del contenuto. Alla luce di tutto ciò, vorrei rileggere e commentare brevemente due righe dell’articolo del prof. ing. Terzo Clementi riguardo all’ipotesi IVNA, nel tratto in cui argomenta l’ipotesi sulla presenza di un rappresentante degli Iunias, iscritto proprio sulle lamine di Pyrgi (Liberamente on air n.1, pag. 16): E’ attendibile l’ipotesi che il Velmineo trovato nell’epigrafe
della tomba III della necropoli della Cupa fosse lo stesso che in
rappresentanza degli IUNIAS fosse presente al meeting religioso di Pyrgi. Mi permetto di annotare in modo schietto. NO! Non è attendibile questa ipotesi, per i seguenti semplicissimi tre motivi: 1) le lamine di Pyrgi, come detto poco sopra, non riguardano alcun “meeting religioso” e non vi è contenuto alcun elenco di rappresentanti. Il prof. ing. dovrebbe spiegare dove ha letto che sulle lamine di Pyrgi si parla di un “meeting”; 2) 2) anche se a Pyrgi vi fosse stato un “meeting” (cosa che non è, ma ammettiamolo per assurdo) questo si sarebbe svolto attorno agli inizi del V secolo a.C., mentre la tomba III della necropoli della Cupa è dell’inizio del IV sec. a.C., quindi il Velmineo lì sepolto sarebbe vissuto circa 100 anni dopo lo svolgimento del fantomatico “meeting di Pyrgi”; 3)
3) pure dando per
buono che a Pyrgi vi fosse stato un “meeting” (cosa che,
ripetiamolo, non è vera) e ammettendo anche che quel Velmineo
“vignanellese” vi avesse partecipato (cosa altrettanto impossibile) rimane
il fatto che sulla lamina egli non sarebbe nominato affatto, per il
semplice motivo che il testo in cui il prof. ing. Clementi vuole vedere
scritto “vel iiunias” (e
che tradurrebbe con “Velmineo
degli Unias”) in realtà viene letto, da chi lo fa di mestiere,
come “veliiunias”, tutto attaccato, e fa parte nientedimeno che del nome
del protagonista dei fatti narrati nelle lamine: Thefarie Veliiunias, tradotto come “Tiberio Velianio, re di Caere” (attuale Cerveteri). Il nome,
completo, compare non in una, ma in tutte e tre le lamine dorate, nelle
seguenti versioni: Quindi,
a meno di non voler pretendere che Massimo Pallottino e tutti gli altri
studiosi che si sono cimentati nella lettura e traduzione delle lamine
abbiamo tradotto male, per ben tre volte, il fulcro stesso del
messaggio, vale a dire il nome del re che fa omaggio alla divinità,
dobbiamo concludere che sulle tre lastre dorate trovate nel Ecco quindi smontata in tre semplici punti l’ipotesi del Velmineo vignanellese in quel di Santa Severa. Ma vorrei concludere con un interrogativo che mi inquieta non poco: se volessimo ammettere che a Pyrgi ci fu ‘sto benedetto “meeting”, che il Velmineo era presente e perfino che Thefarie Veliiunias (re di Caere-Cerveteri, lo ricordo) significhi Tiberio Velmineo degli Iunias, rimane un mistero da indagare: come avrà fatto un vignanellese nel V secolo a.C. a diventare il re di Cerveteri?!? Ai posteri l’ardua sentenza. Pinco Pallino P.S. Chi volesse più informazioni sulle lamine di Pyrgi... clicchi qui Fonti: Ludovico Magrini. Le lamine di Pyrgi, in “Archeologia”, n.25 – gennaio-febbraio 1965. Massimo Pittau. Le lamine auree di Pyrgi, in “Atti del Sodalizio Glottologico Milanese”, vol. XXXV-XXXVI, 1994 e 1995 (1996).
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